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È passato poco più di un mese da questo evento a cui ho avuto la fortuna di partecipare, però ben sapete che per digerire una cosa, renderla concetto, per poterne poi sviluppare altri da lì, occorre un po’.

Ed è quel che capitato anche questa volta con il SAS Forum 2015.

Appuntamento svoltosi a Milano, tra i cantieri dell’EXPO, in un luogo che ha riunito insieme diverse professioni e competenze, settori ed ambizioni, accomunati da una visione del presente e del futuro che si sposa con i big data e l’analisi stessa del dato.

L’abbiamo letto in ogni rivista accademica, manageriale e tra poco lo troveremo anche in TV Sorrisi e Canzoni, l’analisi dei big data, creatasi negli ultimi decenni grazie alla rivoluzione digitale che ha visto la transazione da “ciò che ero bravo a fare” a “ciò che sono bravo a fare, in digitale” ha portato.

Scelte strategiche di lungo e tattiche di breve, aziendali, ma anche di ricerca ed altro si sono raccontate sul palco di questo evento, dove aziende come Sky, Eni, Banca IFIS, Allianz, enti come Università di Pisa e di Verona, ESA (e tutti quelli che si sono succeduti in agenda, leggasi apri questo link) hanno portato ispiranti, eccellenti ed innovativi casi di come l’utilizzo dei dati in modo sapiente ed intelligente (ed in questo caso, il partner in comune era SAS) può portare ad innovazione, a scoperta, a consapevolezza di quanto accade o sta per accadere.

È infatti, ancora una volta, il concetto che lega quest’esperienza a questo blog, ed il racconto della stessa: la consapevolezza, elemento necessario per agire con conoscenza, e non in balia dei fatti, ma sapendo cosa si sta facendo e quindi avendo una più chiara visione delle conseguenze e degli sviluppi che le varie scelte possono avere.

Una consapevolezza che non deriva dai big data di per sé, ma delle informazioni che una corretta analisi degli stessi è in grado di far arrivare. Concetti precisi, ben diversi, ma molto spesso non considerati a dovere. Perché se è vero che con il digitale ci si è resi in grado di produrre una grande quantità di dati, questo non è in automatico eccellente informazione per scegliere. Occorre scavare, immergersi nei dati, ed avere delle competenze in grado di darne forma e lettura. E non è banale.

 

Questo è il messaggio che ho letto dall’evento, che ho potuto far mio grazie ad una lunga digestione, e che ho creduto doveroso dover trasmettere attraverso il mio blog.

La vignetta di Tom Fishburne ovviamente spiega al meglio questi concetti, con l’ironia di sempre!

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Parma in Palafitta

[AVVISO: CONTIENE MATERIALE ALTAMENTE AUTOCELEBRATIVO]

L’1 agosto si è conclusa la serie youtube Parma in Palafitta.

La serie youtube che mi ha visto protagonista negli ultimi due anni con un minivideo di un minuto circa al giorno ha messo online l’ultimo episodio!

Una serie nata per voler creare un diario di bordo della mia prima importante esperienza di vita in solitudine, lontano dalle mura domestiche ed iniziata con “Lo sbarco“, la puntata numero 1 il 5 settembre 2012, e che poi è cresciuta, si è sviluppata e mi ha regalato molte belle soddisfazioni, che proverò a condividere un po’ con voi!

Direi di partire un po’ con i numeri (l’animo ragionieristico si fa sentire subito), e devo dire che la costanza di caricare online un video al giorno, fino ad arrivare a 662 (con rammarico per i satanici), è stata premiata con 50.000 visualizzazioni arrivate da un pubblico per la maggior parte coetaneo e di sesso maschile (ahimè, donzelle solo per il 27% delle view/  e no, io non faccio statistica), che quotidianamente ha guardato, condiviso e apprezzato le diverse puntate (i valori nell’immagine sono per mese).

views parma in palafitta

Un bel ritorno dunque, di certo non da stadio, ma percepito nei piccoli commenti di amici e persone a me vicine che effettivamente sapevano ciò che mi succedeva nel quotidiano, e nella curiosità di altre, chi per l’appunto si affacciava per la prima volta a questa serie, che si (mi) domandava “ma di cosa parli?”, “perchè lo fai?”, “che forte”…

Ho parlato di ciò che mi andava, per tutte le 662 puntate non mi sono mai preparato un discorso, ma ho improvvisato, sempre (a parte quelle speciali), all’accendersi del rec rosso sull’iPhone, fedele compagno di viaggio.

Altre soddisfazioni di questa serie, beh, l’articolo uscito sulla Gazzetta di Parma che mi ritraeva come personaggio della settimana, l’opportunità di allenare il mio inglese con i video dalla city e quindi riuscire a parlare con naturalezza (più o meno spigliata) di argomenti vari, riuscire a mostrare i posti in cui sono stato in questi due anni e quindi Parma in primis, ma anche Rovigo, Londra, Avellino e la costiera amalfitana, Dubai, Oslo, condividendo con chi era davanti ad un display alcune belle cose viste e scoperte qua e là. Il sapere di persone che si interessavano a cosa “avessi fatto oggi”, il raggiungimento di traguardi, che se guardati a priori sembravano (e sembrano tutt’ora) impensabili e fuori da ogni logica.

Poi che dire, beh, di certo bisogna citare che ho avuto una parodia, anzi no, due parodie (la seconda non riesco a linkarla, ma era di Marcello Zeppellini), ho creato un lip sync video, disegnato una maglietta  celebrativa in occasione dei seicento video di cui ci sono 15 modelli unici in giro per il mondo, riuscito ad inserire nei miei video persone che non volevano comparire davanti alla telecamera e farne parlare di altre. Sono riuscito a lasciare nel cassetto imbarazzi e vergogne tipiche di chi parla da solo con un telefono in luoghi pubblici, imparando ad improvvisare e a trovare argomenti interessanti (più o meno) ogni giorno, intrattenere un pubblico.

“Se anche le views vanno ad 1 continuerò, perché vuol dire che almeno per una persona questo video ha avuto valore”.

recording parma in palafitta

 

Se dovessi riguardare tutte le 662 puntate (prima o poi affitterò un cinema e farò la Parma in Palafitta maratona, sappiatelo), così, in un slancio di sintesi finale, potrei dire che in questi due anni di me avete saputo:

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shopping futuro innovazione

Stiamo entrando in un’era unica ed irripetibile di integrazione tra online ed offline, dove le esperienze degli utenti sconfinano sempre più dal monitor per entrare nella vita reale, e viceversa quelle che partano nella vita reale fanno un salto su qualche dispositivo elettronico.

Lo shopping è uno dei protagonisti di questa rivoluzione: magazine, blog, startup lavorano e studiano questa integrazione dagli svariati punti di vista che questa offre, cercando di capire e intuire da dove partiranno e quali saranno i percorsi di acquisto del futuro.

In questi giorni (23/7/2014) sono stato invitato da Intesa Sanpaolo a partecipare al loro evento a Torino “Intesa Sanpaolo e MasterCard, disegnare il futuro, insieme“, in via Santa Teresa 9, all’interno del loro centro per l’innovazione, per vedere quelle che sono potenzialità future su forme di pagamento altamente innovative che potranno nascere dalla collaborazione Intesa Sanpaolo e MasterCard.

Accolto dunque nella deliziosa sede di Santa Teresa 9, in cui l’architettura moderna degli spazi creativi abbracciava le colonne in stile dorico della “vecchia banca”, ho potuto assistere a questa tavola rotonda in cui hanno preso parte dirigenti di Intesa Sanpaolo e di MasterCard, salvo poi terminare con la firma dell’accordo tra le due società.

L’evento dunque si è sviluppato con il racconto di ciascuno dei partecipanti alla tavola rotonda di quello che è innovazione e come questa viene intesa.

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cover fb anno 6

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Qualche settimana fa sono stato all’HOST 2013, fiera internazionale sull’ospitalità professionale, e tra i diversi stand presenti a questo evento, sono stato a quello di Esmach: azienda produttrice di macchine per il pane ed ideatrice del concept Panettiere di Giorno.

Ad ogni modo, all’interno dei diversi momenti organizzati dall’azienda, c’è stato un momento che più di altri mi ha dato l’opportunità di pensare, ed è stato quello in cui lo chef Stefano De Lorenzi, ha proposto alcune linee di finger foods da lui create, commentando con il suo punto di vista lo scenario alimentare italiano ed internazionale ed il futuro della cucina italiana.

Una tra le idee e gli spunti emersi, è quello che attualmente la cucina italiana guarda davvero poco ai giovani, i quali stanno crescendo con una cultura esterofila del cibo in quanto il cibo giovane, è solitamente importato.

Infatti tra i più giovani non è un mistero che i vari McDonald’s vadano a riempire i desideri alimentari dei più, scalzando molti ristoranti a cucina tipica, e a volte spodestando pure l’evergreen pizza.

Il concetto di De Lorenzi dunque, è che nella cucina italiana non si guardi al futuro.

Ed oltre a ciò, c’è l’inevitabile conseguenza (se non investi, non cresci) che all’estero ci stanno superando, in quanto più innovativi e meno legati al grande peso di storia e tradizione che, molto spesso, ci schiaccia (ne avevo parlato pure io qualche tempo fa).

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Osservare una cosa da diversi punti di vista è uno dei modi più efficaci per capirla nel miglior modo.
In questi giorni a Londra, sto cercando di comparare diverse situazioni viste qui, con quanto accadrebbe se fossi in Italia. Gli argomenti sono tra i più generici, e spazio abilmente dal cibo, all’ambiente, alle abitudini.

 

Millenium Bridge

 

Credo che ogni società sia diversa da un’altra per diverse ragioni e penso che ognuna possa imparare qualcosa da un’altra.

Nonostante ciò, parlando di cibo, design, musica e abitudini, credo che molto spesso noi Italiani siamo troppo legati alle nostre tradizioni ed origini: cosa che è positiva da un lato, ma che può rivelarsi molto pericolosa dall’altro.

Una delle cose che mi ha colpito qui, è l’incredibile unione e convivenza di architettura moderna ed antica in un’unica città: in effetti sul Tamigi si trovano sia la Tower Hill, costruita attorno al 680 e patrimonio storico britannico, che il moderno Shard, costruito recentemente e ideato dall’italiano Renzo Piano.

Queste due costruzioni rappresenta molto bene l’esempio londinese: la convivenza di differenti aspetti appartenenti ad epoche e culture diverse, sullo stesso territorio, senza restrizioni.

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