— Siro Industry

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May, 2011 Monthly archive

Non capisco perché, ma finisce sempre così.
Buonasera a tutti intanto, dimenticavo le cordialità, ma questo par’essere un trend comune al giorno d’oggi.
Comunque sia, mi stavo lamentando poiché ogni talvolta che finisce un film resto sempre con l’amaro in bocca.

“E vissero felici e contenti”: è questa la frase di chiusura che da sempre accompagna l’ultima pagina del libro, e congeda il pubblico.
Il problema è che io mi son sempre posto una domanda: che succede dopo?

Mi sono assorbito un paio di orette di film, o magari più di qualche giorno per i libri, tra intrecci narrativi e snodi delle diverse misure, momenti in cui tutto filava liscio e attimi in cui avrei voluto non essere il protagonista, e quando finalmente arriva il momento in cui tutto va come avevi sperato e immaginato, tutto il megaintreccio si srotola, basta, finisce la storia.
Eh no.
Secondo me dovrebbero continuarla un altro po’. Almeno dirmi come andranno le cose in futuro.
Alcuni registi lo fanno, tra i titoli di coda, raccontano un po’ come sarà per i protagonisti del film il futuro; ebbene sono convinto che dovrebbe essere una prassi più diffusa.
Lo so, c’è l’immaginazione dello spettatore da tener conto, ma qualche indirizzamento, si sa, è sempre apprezzato, sopratutto per non far alzare il pubblico dalla poltrona con l’amaro in bocca.

Saluti.

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Buon week end!
Pronti per un fine settimana all’insegna dello shopping?
Se siete sulla linea di partenza, trepidanti per partire ad un susseguirsi appassionato e sfrenato di dentro e fuori da camerini e negozi d’ogni tipo, sappiate che una volta arrivati alle casse (il momento meno felice) il rito del portafogli potrebbe essere alla fine del suo ciclo di vita.
Cosa vuol dire? Mi spiego meglio:

Stando alla cronaca tech, pagare con cash o carte, e quindi con gli strumenti depositati nel vostro portafogli (o taccuino che sia) potrebbe essere una consuetudine in fase d’estinzione. Da quanto riportato dalle maggiori testate, e cito qui l’articolo di Repubblica, pare che l’amico Google abbia messo a punto una nuova soluzione per il duro round con la cassiera!

Si chiama Wallet e mira a far comparire tra gli strumenti per pagare il conto anche il nostro benamato smartphone, sempre più coltellino svizzero adatto ad ogni evenienza.
Già da qualche anno infatti, il concetto chiamo/scrivo sms stop è stato superato dalla ricchezza di contenuti portati dalle nuove tecnologie: la fotocamera prima, i video poi, fino ad arrivare alle infinite (o giù di lì) applicazioni disponibili online.
Sempre più cellulari dipendenti quindi, oltre al telefono fisso, alla fotocamera, al citofono, ed alla consolle portatile, metteremmo in soffitta anche tutti qui bei portafogli?

Saluti.

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Ah, mio buon Dio, salva l’Italia.
God save Italy, e non solo perché il buon vecchio Lapo ce lo scrive sulle scarpe.
Te fallo perché è giusto. Beh, magari giusto non è proprio l’aggettivo adatto, ma tu fallo, un perché prima o poi verrà trovato.

Anche perché, a parte gli scherzi, dove lo trovi un posto in cui la gente cerca sempre un dietro dove infilarlo ed intanto si fa prestare un metro per misurarlo?
Un luogo in cui l’erba del vicino è sempre più verde, a patto che non diventi troppo abbronzata che poi ai Verdi vien la fissa di toglierla prima che diventi troppo diramata. E mentre son lì con diserbante e sega, vengon attaccati da falci e martelli che ad alta voce gridan dissenso, anche se a pochi veramente gliene frega.
Figli del Made in Italì, vorremmo andare da A&F ogni dì, e mentre la pasta si cucina sui fornelli ce ne stiam tutti in fila, bramanti, di mangiar un di quei panini marchiati M, che dalla tv alle riviste ci appaian sempre così buoni e belli.
Ma il bello arriva quando si parla loro di truffe, sprechi e politica: li si vede animarsi, scaldarsi ed arruffarsi quasi avessero visto tutt’un tratto una bella.. partita.
Sullo sport poi non si discute, o al calcio o al rugby devi appartenere, poiché un fede sicura e duratura dovrai pure avere.
C’era sì la Chiesa, il matrimonio e tutto il resto, ma sai, mi dispiace dirlo, ma con il tempo e le cronaca pure questi fan poco testo.
L’alta istruzione è garantita, salvo poi trovarla costosa, troppo impegnata e da alcuni neppur gradita.
E allora via libera ai diplomi, lauree e titoli facili, salvo poi ritrovarsi lamentosi e ozianti e con corporature tutt’altro che gracili.
Guardando all’estero poi, abbiam tutto da insegnare: la tradizione, la storia ed un modello culturale; salvo poi fare un po’ d’attenzione e accorgersi che il futuro è in tutt’altra direzione.
Ma non ti trattengo oltre, anche perché ce ne sarebbero da dire: cose belle e cose brutte, sia chiaro precisare. Spero che con queste frasi tu ti sia fatto una risata, e che si trasformi per noi, quaggiù, in una splendida giornata.

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Domenica, Sunday.
Ieri mentre ero per strada e cavalcavo gli Appennini, per radio han passato una canzone di qualche anno fa.
Loro erano gli 883 allo splendore della forma, e la canzone era:
La regina delle celebrità.

La soffocante malinconia ha raggiunto subito la parte bassa del collo, salvo poi lasciarlo libero per salire dritta dritta alla testa, al pensiero.
Da qui poi, le riflessioni son venute spontanee:
è proprio vero! Quante volte si è guardato con gli occhi dell’età che si indossava una qualche ragazza (o ragazzo per le signorine) appartenente al mondo dei grandi? Quante volte poi ci si è persi a divagare con i pensieri in una scia di immagini, di se e ma, salvo poi ritrovarsi un po’ imbronciati con il capo chino?

Dive, se ne stanno là, sopra quei gradini che ne risaltano ancor di più il fascino, lo charme.
Passano poi gli anni, le stagioni, e come giustamente ci racconta Max Pezzali le si ritrova con qualche primavera in più appoggiata sotto gli occhi che però non tradiscono le fantasie adolescenziali ormai rinchiuse nel Napapijri di turno.
Il bello però, è pensare come loro (queste figure più vicine al divino di qualsiasi santo predicato) siano all’oscuro di tutto ciò per la stragrande maggioranza dei casi. Ignare di essere state protagoniste di film le cui pellicole sono custodite gelosamente nei racconti di qualche rimpatriata.

Da qui, scatta automatica la domanda provocatoria: se è così quando noi siamo gli spettatori sbavanti, non può benissimo succedere che, ignari di tutto, fossimo (o siamo) divi per qualcun altro?

Pensateci, saluti.

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Benritrovati online,
vi scrivo a week end inoltrato, poiché durante questa settimana ho riflettuto più di una volta sulla Teoria del Mandarino, teoria letta tra le righe della nuova opera online di Claudio Bellettato,  La Cinquina su RovigoOggi.it.
Sul link potrete trovare tutte le info su questa nuovo progetto dell’autore di Dieci Parole (già protagonista su Siro Industry).

Comunque sia, Teoria del Mandarino.
Cos’è e perché.
Molto semplice: quando si mangia una terna o quaterna di mandarini e li si è trovati dolci e buoni, qualora l’ultimo fosse di sgradito gusto, l’idea e il ricordo di quella sacca di mandarini, sarà tutto sommato negativo.
Questo quindi, in una metafora di vitamina C, ci spiega che molto spesso abbiamo l’abitudine di essere condizionati sul giudizio/ricordo di un’esperienza, sopratutto dagli ultimi momenti, dagli ultimi fatti.

Ovviamente questo non vuol dire che essi stravolgeranno l’entità e gli attributi percepiti in maniera radicale, ma che avranno un’influenza molto forte sull’intera esperienza.
Teoria ambivalente questa, che ci vuol mostrare come occorre prestare particolare attenzione quando si avvicinano i titoli di coda di una data esperienza, per non cadere nel tranello dettato dalla fine psicologia che ancora una volta tende ad ingannare la mente umana.

Oltre a ciò, però, è bene avere a mente questa teoria qualora si dovesse fare delle scelte o etichettare una qualche esperienza passata poiché dovremo essere consapevoli che il giudizio espresso o pensato di primo impatto dovrà essere corretto per questa importante riflessione poiché è dell’intera esperienza che si dovrà dar parare, e non delle singole e finali parti.

Saluti.

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Titolo provocatorio quello della dodicesima puntata di DeBox, il programma di Siro Industry Radio.
In questa puntata abbiam voluto analizzare la privacy nel web con particolare attenzione verso Facebook.

Sempre più dibattuta e difesa, abbiamo voluto sdrammatizzare alcuni aspetti chiave.

Tanto per iniziare, sei tu in prima persona a mettere i tuoi dati online, a riempire moduli, ricordatelo ogni volta andrai ad aggiungere una info per farti trovare interessante dal flirt di turno.
Dopodiché, se proprio non riesci a fare a meno di condividere una foto super sconcia con i tuoi amici, allora attento/a al lucchetto vicino la foto, da lì si possono accedere ad una marea di servizi, sarebbe un peccato lasciarli affogare lentamente.
Terzo, se qualche multinazionale maligna comprerà i tuoi dati alle tue spalle, pensaci, che ti potranno fare di così male? Mandarti qualche pubblicità alle cose che ti interessano? Creare più valore nei tuoi confronti ascoltando le tue preferenze?
Prova a pensare a qualche anno fa: indirizzo di abitazione e numero di telefono erano a disposizione, gratuitamente, di tutti.
Ora trovare il proprio numero di telefono online sarebbe quanto di più oltraggioso possibile no?

I tempi cambiano, le tecnologie si evolvono ed alche la nostra percezione della privacy subisce cambiamenti. Drizzate le antenne!

Saluti.

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