— Siro Industry

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April, 2011 Monthly archive

Certo che questo terzo millennio non è quell’oasi felice che ci si aspettava.
Oggi ho acquistato un libro, dovevo dirvelo dato che è un evento abbastanza raro nel mio mondo.
Si chiama Lire 26.900, di Beigbeder, acquisto istintivo, in stazione ferroviaria su buon suggerimento del commesso che con una certa magia mi ha detto: “Questo parla di marketing e pubblicità”.
Lì l’ho guardato, afferrato il libro, e puntato la cassa. Il resto è routine.

Il problema però è che oltre ad avere una bella copertina, sembra essere anche interessante.
Non vi dirò nulla ancora perché l’ho iniziato da poco, a parte il fatto che su qualcosa mi ha già fatto riflettere, e quindi ha un po’ raggiunto il suo aim.

Pensavo appunto, richiamando un po’ il claim di apertura, che comunque sia, è un po’ strano questo terzo millennio.
Nel secolo scorso infatti, s’è fatto la guerra, s’è visto il male, ci si è rimboccati le maniche, s’è imparato a gestire il sistema, lo si è manipolato, reso come lo si voleva, ed ora?
Resta questo bel pacco che perde un po’ d’acqua dagli angoli, puzza e macchia pure un po’ sotto, e per di più c’ha le pareti ricoperte di scritte che ritraggono tutti gli aspetti negativi che vi sono dentro.

È così che lo consegnano le generazioni precedenti, un passaggio del testimone veloce e indolore (almeno pare).
La sensazione quindi è quella di aver davanti un gioco con i trucchi in tasca, consapevoli però, che i trucchi li usano già tutti, ma che anzi, c’è chi pure ha smesso di usarli.
Manca quindi tutta l’avventura, la gioia della scoperta, la stanchezza fisica più che mentale, a fronte di globalità e tecnologia.

Sin dai primi post però, s’era detto che in tutte le cose c’è un trade-off, altrimenti sarebbe un gioco a somma zero, utopistico e per filosofi. Un trade-off per l’appunto che è da affrontare nell’ottica di soddisfazione propria. Quanto sono disposto a concedere per avere?
Una prospettiva che molto spesso si da per scontata ma che evidentemente non dovrebbe essere lasciata tale.

Qualche indicazione in più magari ve la darò prossimamente, dal tronde ho letto solo il primo capitolo.
Saluti.

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Passate le festività pasquali, è giusto ritornare alle proprie attività, e nel contempo, è giusto darvi nuovi spunti di riflessione per riempire quei rari momenti di pensiero che ci concediamo.

Quello di oggi riprende un po’ un concetto già visto qualche settimana fa, ossia quello della sperm lottery.
Per coloro che non sapessero cosa sia scrivo giusto due righe per orientarli sull’argomento:
per sperm lottery si intende quella lotteria che si effettua nel momento della nascita; spiego meglio: in funzione della casata dalla quale vengono prodotti gli spermatozoi fecondanti, il nascituro inizia la propria esistenza in condizioni socio-economiche che sono delle più disparate, e lo fa senza averne merito o colpa. Per intuito poniamo su due pesi della stessa bilancia un neonato partorito a NYC da una famiglia benestante ed uno partorito nell’Africa continentale. Senza meriti né colpe appunto, questi due bimbi appena venuti al mondo avranno vite, in rapporto, molto diverse tra loro (nella media).

Detto questo, possiamo rientrare il calibro ed ambientare la sperm lottery in realtà più vicine alla nostra, senza prendere per forza casi agli antipodi.

Restringendo il campo, e gli effetti quindi, verrebbe da dire che questo fenomeno affievolisca la propria incidenza man mano che si tenda a chiudere il raggio del compasso.
Forse in parte, è pure vero, ma ci sono troppe variabili che tendono a diversificarsi da una famiglia ad un’altra, aspetti tali per cui la vita di ogni individuo è fortemente condizionata dalla proprie origini.

Non è solo il lato economico e finanziario, ma pensate anche alla territorialità, alla mentalità che si diversifica in funzione di questi aspetti, e di come la formazione di ogni persona sia palesemente influenzata da tali circostanze.
Forse ci saranno interi manuali che riflettono e dibattono su questi temi, forse vi è allo stesso tempo un senso di rassegnazione attorno a ciò che il più delle volte giriamo pagina e cerchiamo di non pensarci.
Ed è proprio qui, dove non arriva il singolo che dovrebbero intervenire le istituzioni. Forse è proprio quello il compito che dovrebbero assumersi gli enti collettivi: generare le condizioni per cercare di tendere a zero, magari in maniera asintotica, tutte queste microscopiche differenze, dando a tutti le stesse opportunità per riuscire ad emergere, differenziarsi, splendere, in funzioni delle proprie capacità, in modo tale che queste siano dettate al minimo dalla sperm lottery, ma siano causate da meriti e colpe.
Forse il web ci sta dando molte occasioni, forse il futuro ci darà molte occasioni, ora però, sta a noi saperle sfruttare.

Saluti.

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Pasqua è ormai alle porte.
Le sacre scritture vogliono che finita l’ultima cena, Giuda tradisca il Cristo, che questo venga arrestato, ed il resto è ovviamente cronaca, fino alla morte in croce.
Dopo 2000 anni di civiltà, progresso storico e scientifico, Lady Gaga che se ne esce in questi giorni con il singolo provocatorio Judas, che significato ha assunto la Pasqua Cristiana?

Proviamo a darne un significato per associazione di idee.
La prima cosa che vi viene in mente guardando la parola Pasqua è:
una croce con Cristo appeso o un paio di uova confezionate?

Beh, se è la prima, potete benissimo premere Alt+F4 per gli amici di Windows, oppure cmd+W per i collegi di OS, e continuare nel vostro percorso.
Per coloro che invece hanno pensato alle uova (magari pure Kinder),
è giusto far notare loro il potere del marketing in queste festività, e di come ancora una volta, il consumismo abbia vinto.

Sembra stia per iniziare la solita chiacchiera sulle festività, il consumismo, e blablabla: sempre buona per Natale, San Valentino e Pasqua, ma invece non è così.
Il valore aggiunto infatti, sta nel capire se è il consumismo che vince, o se la Fede che perde.
La risposta non è scontata, e varia in funzione della sensibilità di ognuno, ma dal momento che il discorso è ben avviato, vorrei chiedermi, c’è ancora chi è disposto a seguire per Fede l’idea di Resurrezione?
Morti apparenti, arresti cardiaci, fino agli stessi Romeo e Giulietta, son casi che ci hanno insegnato che ci sono tanti modi per chiamare morte qualcosa che non lo è. Progresso scientifico, culturale, forse una libertà di pensiero che in passato era un po’ rinchiusa da dogmi invalicabili, e che con il passare del tempo è uscita ed è entrata in ognuno di noi. Credente, o meno.

Qualcuno lo chiamerebbe diavolo, qualcun altro razionalità, questo sta a voi deciderlo.
Fatto sta che anche senza sondaggi o test vari, sono sicuri che una maggioranza corposa avrà pensato alle uova in prima battuta, d’istinto, magari riguardandosi un po’ dall’ammetterlo, lasciando la croce sopra qualche porta o in qualche superstizione.
Quasi 2000 anni son passati, proviamo ad interpretare la Risurrezione come qualcosa di più, come un aprire gli occhi, come una rivoluzione di pensiero. Cominciamo a Risorgere noi stessi in primis, senza bisogno di croci o crociate.

Io intanto scarto le uova. Buona Pasqua a tutti voi, che sia un momento di unione, svago e riflessione.
Saluti.

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Di nuovo online.

Ancora un contenuto dall’aria tecnologia per Siro Industry, che cerca di venirvi incontro rispondendo ai vostri dubbi e ai vostri bisogni.
Una domanda che mi son sempre posto, e che sicuramente pure molti di voi si pongono è: “Perché negli States va così tanto Twitter? Che ha di speciale rispetto a Facebook?”
Fino a qualche ora fa, ignoravo pure io le risposte a queste domande, e nonostante usi abbastanza abitualmente entrambi, sono più orientato (come l’italiano medio) verso la Zuckerberg’s machine.

Perché aprire un account su Twitter allora?
Perché, leggendo il testo di un noto esponente di marketing statunitense, ho percepito la vera essenza del social network con l’uccellino, ossia quella di essere una sorta di trait d’union tra gli essenziali stati di Fb e il mondo prosaico dei blogger.
Ebbene sì, il twitt (cinguettio, ossia quel che si comunica con Twitter) dovrebbe porsi come il giusto mix tra l’essenzialità e la connettività di Fb versus la personalizzazione della propria pagina nonché la possibilità di espandersi fino a 140 caratteri dando un contenuto più ampio alle proprie idee, ereditato dal mondo dei blogger.
La possibilità poi di avere argomenti caldi su cui dibattere, idee da condividere e commentare con una comunità molto elevata e in crescita.

Una proposta avvincente per chi avrebbe tante idee per rispondere alla solita domandina “A cosa stai pensando?”. Pensateci!

Saluti

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Certo che da un paio d’anni a questa parte non si capisce più nulla.
Una volta avuto il tuo 3330 o il 3310 eri più che apposto. C’era Snake, i messaggi si mandavano con il t9, e i più avanti inviavano pure loghi e si componevano da soli le loro suonerie.

Poi, di colpo, pare di essere entrati in uno di qui vortici spazio temporali che si vedono sui film, da Stargate agli ultimi più fashion, dove si è catapultati in qualche posto nuovo, sconosciuto.
Ad essere sinceri nel mondo della telefonia mobile, se non si è sempre attenti a tutto, e si perde qualche puntata (un po’ come su Lost) non si sa più da che parte orientarsi.

Se questa è un po’ la vostra situazione, allora dovrete dare una pacca sulla spalla a Thomas Cercato, perché grazie a lui, non avrete più questi problemi.
Infatti la novità del momento sul web è il suo sito:
The Mobile Cafè, luogo virtuale dove poter rimanere aggiornati delle novità appartenenti al mondo degli ex-telefonini (nostalgia canaglia).
Un linguaggio ed uno stile informale, critico e meritocratico su ciò che accade attorno a questo affascinante mondo, per informarti e tenerti aggiornato sempre, al prezzo di un click.

Visitalo, e lasciaci un commento (il logo in realtà è un link travestito, cliccaci)
Saluti.

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Domenica sera.
Arrivati nel momento in cui si ha una settimana da archiviare ed una nuova da aprire, ancora incelofanata, mi concedo un po’ di tempo per parlarvi di una questione che mi gira per la testa da un po’.

Tutto il ragionamento nasce da una provocazione: una frase catalizzatrice che ha innescato il pensiero e quindi, il post che state leggendo: “Ma perché sprechi il tuo tempo così?”

Quante volte avete sentito dire questa frase? Film, professoresse, genitori, o magari anche qualche fidanzata ve l’avran pur detto!
Ebbene, l’idea dello sprecar tempo è qualcosa che non riesco a capire/concepire.

Questo perché, a mio avviso, qualsiasi attività venga svolta in un preciso lasso di tempo ha dei determinati benefici che se non la si facesse, non si potrebbero ricevere.
Prendiamo per esempio un’ora libera, in cui si è liberi di far ciò che si vuole:

  • si dorme, ergo si recuperano le energie, si riposa, ci si prepara per una nuova attività e se ne riceve un benessere fisico nonché psicologico;
  • si legge, dal gossip ad un trattato di fisica quantistica, si conosce qualcosa di nuovo, oppure si solidifica nella mente qualcosa di conosciuto;
  • si gioca, dal videogame ultima generazione, al classico cruciverba, si stimola la mente, si ha un momento di svago e di divertimento;
  • si naviga nel web, che sia Fb, Siro Industry, o qualsiasi altro sito, si viene in contatto con informazioni nuove, con curiosità diverse;
  • si va a zonzo in giro per la città, piuttosto che ad aperitivo o all’estero: bene, si conoscono nuove persone, si socializza, si vedono realtà nuove, esperienze e panorami che altrimenti non si scoprirebbero.
Da questo breve elenco, è facile capire come per qualsiasi altra azione si faccia in un determinato lasso di tempo, il beneficio è unico ed esclusivo, e non acquisibile con nessun altro tipo di esperienza.
Ma allora come si può riuscire a dare una classifica a questi diversi costi-opportunità che ogni giorno ci si pongono davanti? Quali scegliere?
In primis sarei tentato di dirvi: in funzione dei vostri gusti, delle vostre mappe percettive; ma poi ci ripenserei, e orientandomi in un’ottica tuttalpiù utopistica, vi direi: tutte.
Sì, tutte, dalla prima all’ultima, un approccio a 360° che vi permetta di svariare dalle vie guidate dal denaro a quelle guidate dal sentimento, passando per le tante guidate dall’egoismo e le poche dall’altruismo.
Ma se il tempo è fisso, e non si spreca, come si può far tutto? Come venirne a capo?
Il modo è semplice ed unico (almeno questa volta), ossia: 
esserne consapevoli.
Sì miei cari, la consapevolezza è l’unica chiave di volta che realmente ci da il senso di non spreco del tempo, in ogni azione.
Saluti.
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