— Siro Industry

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July, 2010 Monthly archive

Esco a fare due passi in spiaggia.. torno non subito.
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Due battiti di campane,
ad interrompere un silenzio che si stendeva sul paese che dorme, sereno e uniforme, solo come di notte, al calare del sole sa essere.
Appoggiato sul terrazzo al terzo piano su cui abito, accarezzato da una brezza notturna che solo chi la sa ascoltare, è capace di apprezzarne il quieto calore, pensavo a quando ero piccolo. Poco più di un metro d’altezza, e la voglia di guardare al di là, di vedere oltre quel muretto grigio. Mi torna in mente allora il pallone su cui mi innalzavo per riuscire ad osservare dall’alto quel panorama, così sereno e così verde.. la curiosità di capire che succedeva, ad ogni minimo rumore.
Quel punto di vista strategico, dall’alto, che mostrava tutto con un qualsivoglia distacco utile per ammirare il dettaglio di ogni cosa passasse sotto il pianerottolo.
E ripensando a questi previ istanti, l’intuizione.

Talvolta dettati dalla frenesia degli accadimenti o semplicemente dall’apatia di chi, stacanovista, non vuole fermarsi di fronte a nulla, si rischia inevitabilmente di fare, senza capire.
Abbattere ostacoli, muri, che ogni giorno abili muratori quali sono le vicende della vita si divertono a costruire sul nostro percorso, o ciò che abbiamo definito tale.
Ecco quindi che in questa nostra ricerca di una soluzione, di una via per superarli, sbagliamo.
Sbagliamo sì, perché non ci poniamo al problema nel modo esatto. Si pensa che per risolvere qualcosa, essa debba essere studiata, osservata da vicino. Così facendo però, si rischia di tralasciare dettagli talmente importanti che il rammarico di scoprirli in prossimità del traguardo ci crea un senso di smarrimento.

Ecco quindi, che l’idea e l’abitudine infantile di voler guardare il paesaggio dall’alto, è un uso che dovrebbe essere mantenuto, e un mezzo da attuare per arrivare al nostro scopo.
Uno zoom – per focalizzare meglio ciò che ci è davanti, e quanto questo influenza la strada che stiamo percorrendo.
Un allontanamento quindi, dal muro, per riuscire a focalizzare quanto è alto, e che vie ci sono per superarlo, piuttosto che un’attenta analisi di ciò che ci è di fronte.
Si sbaglia quindi ad intestardirsi su qualcosa, meglio allontanarsi un po’, prendere fiato, e guardare il tutto da another point of wiev.. (eh sì, buoni i DB Boulevard)

Giù la tapparella, si va a dormire.
Saluti.

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Figli dell’ultima battaglia tra l’esser o non essere gelosi, e coscienziosi dell’ottimo successo rilevato, Siro Industry vuole proporre anche oggi, un confronto tra due parti, spesso poste agli antipodi.

La TV ce la confeziona come ‘La Pupa e il Secchione’, la realtà con lo stereotipo della bionda bella ma poco sostanziosa, e ancora, il mondo dell’abbigliamento come la praticità contro la bellezza e lo scintillio, e Siro Industry, dopo un’accurata visione di tutte queste fattispecie, crede fermamente che si possa sintetizzare il tutto in un match conclusivo:

estetica vs funzionalità

Ebbene si, anche se proposto in varie salse, il distillato è proprio questo.
Da un lato chi sceglie l’estetismo, la bellezza, l’esteriorità in generale, puntando sul vero effetto imprinting e scegliendo una strategia che va ad agire sulla base del detto “anche l’occhio vuole la sua parte”, portando avanti quindi, la tendenza che preferisce il bello, al funzionale.

Sulla sponda opposta invece, chi non è impegnato a specchiarsi sull’acqua, e di Narciso ha solo un vago ricordo scolastico (e a volte pure antipatico). Qui infatti, prende posto chi mette davanti ad ogni cosa la funzionalità e la praticità, quali ad essere il criterio di ogni selezione: dal tessuto hi-tech, alle scarpe comode, alla segretaria meno bella, ma più efficiente.

La quotidianità ci dà da sé la risposta a tele dubbio amletico.
In una realtà dove i primi sembrano godere di una eccessiva notorietà e incomprensibili privilegi, vince chi è in grado, ancora una volta, di unire questi due aspetti, prendendosi cura della funzionalità, e cercando di renderla bella, e appetibile al grande pubblico.
Dal packaging a noi stessi, dobbiamo riuscire a staccarci dalle suddette sponde su cui camminiamo serenamente, gettarci in acque profonde e porci in sfida gli uni con gli altri, cooperando reciprocamente allo stesso tempo.
Questo sarà il futuro, ma ne parleremo nel prossimo post...

Saluti.

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Figlio di una discussione odierna, stremati dallo studio e addolciti dalle ciliegie che ne fanno di questa stagione, la più dolce, argomento di questo post è: la Gelosia.

Quale parolona ho estratto dal cilindro quest’oggi, un sentimento che ha diviso, e divide tutt’ora l’intero globo in due emisferi di pensiero: i gelosoni e i non curanti.
I primi si dichiarano gelosi, lo urlano ai 4 venti, e ne fanno quasi una questione d’orgoglio con la celeberrima frase “Io son geloso/a perché ci tengo”. L’avrete sentita tutti pronunciare almeno una volta: uno scudo bello e grande per nascondervi dietro una consapevole insicurezza di se stessi unita all’epilogo di varie esperienze personali dove la persona fidata si divertiva con nonchalance a interpretare l’inventore della supposta, lasciando il ragazzo o la ragazza vittima di un amaro destino.

Al fronte opposto invece, si mette in mostra l’altra classe, quella degli apparenti non curanti che per qualche loro personale motivazione, non si ritengono gelosi.
Tra questi sorgono in evidenza i razionali, i quali predicano che non c’è motivo d’esser gelosi, in quanto tale manifestazione non risolve nulla, semmai aggrava a proprio svantaggio quelle situazioni d’incertezza in cui il patner è in bilico e voltandosi verso il proprio compagno/a, si vede separato da un filtro di gelosia che cambia totalmente l’oggettività di ogni cosa e rende le persone diverse da quel che sono, alterando quindi la situazione reale e creando uno stato di confusione che nella fattispecie di certo non aiuta.

La sfida tra i due schieramenti è tutt’ora in corso. Sicuramente pure voi che state leggendo avrete la vostra idea (che vi invito a sottoscrivere).
Ma la morale come al solito è la stessa: di tutto un po’, e quindi siate razionali, apparentemente pure cinici, ma poi sotto sotto, lasciatelo scappare quel piccolo segno di gelosia, quella piccola scenata per far capire all’altro che un po’, in fondo in fondo, siete gelosi. Senza esagerare però..

Saluti.

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