— Siro Industry

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September, 2010 Monthly archive

Buia, magica, spaventosa, e quanti altri aggettivi ha visto precederla in tutti questi anni.

Lei che come un’affascinante donna si lascia attendere man mano che l’anno prende vita: puntuale e quasi in anticipo nei primi mesi freddi, fino a poi dilatarsi con il passare dei giorni, lasciandosi desiderare in quelle estati in cui tutti l’aspettano ansiosi e gioiosi di incontrarla.
E’ la notte,
amata dai dark che ne hanno fatto dimora e temuta da chi si perde a girare per qualche quartiere poco raccomandabile, odiata da chi è costretto a trascorrerla per via di qualche turno e sfruttata per tutto il suo fascino dagli amanti delle ore piccole, dell’all night long.
Mi piace la personificazione della donna affascinante, perché se le si dona una sfumatura di ingenuità è comprensibile come possa essere presa ed usata da ogni persona per i propri comodi: dal nascondiglio, alla rinascita, o semplicemente al riposo.
E poi sempre come una donna, quando si impara a conoscerla, a trattarla come dovuto, ci sa regalare tutto il suo calore in un’istante.
Sa lasciarsi dietro tutti i difetti che i telegiornali tendono ad attribuirle, e sa far scendere un qualcosa di magico, di incantevole, così da riuscire a creare notturne atmosfere in luoghi che al giorno si rivelano semplici paesaggi tristi e grigi. Un velo di uniformità che ad ogni calar del sole essa appoggia dolcemente sul proprio mondo, affinché questo possa dormire, serenamente, senza ombre e senza diversità, come ogni mamma farebbe con il suo piccolo.
A noi, incantati da questo miracolo quotidiano, non ci resta che svegliarci la mattina, e aperti gli occhi sul nuovo giorno, sussurrare a bassa voce “sogni d’oro, Notte..”.
Saluti.
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Per me il problema è questo: non si è abbastanza concentrati sul presente.
E’ questo il punto critico che attanaglia milioni di persone che ogni giorno scivolano tra appuntamenti vari, si lasciano trasportare dalle 8 ore quotidiane e sono affannosamente alla ricerca dell’oasi nel week end.

Ci si lascia trascinare dagli avvenimenti, senza prendersi saldamente per mano e con l’inconsapevolezza che  il domani sarà sicuramente migliore.
Forse un po’ di colpa ce l’ha pure Via col Vento, con quel finale (“Domani è un altro giorno, si vedrà” cit.) che ci porta a lasciare inconcluso l’oggi guardando sempre al di là del tramonto, rischiando di perdere pezzi per strada, senza accorgersene.

Futuro. Quale pesante responsabilità si da a quel futuro..
Deve essere in grado di risolvere tutti i problemi del presente, e di risarcire i debiti con il passato. Ed intanto i giorni passano, le lancette scorrono, e in un’apatia continua perdiamo più tempo a rivedere sorridenti il passato e a sognare bramanti il futuro che a concentrarsi sul presente.
Quasi come un malato con problemi agli arti, non riusciamo ad afferrare quel che ci passa tra le mani, ce lo lasciamo scappare, e inevitabilmente ci diciamo “domani lo prenderò”..

Ergo, è necessario un tempestivo cambio di marcia.
Occorre cambiare canzone nell’iPod, mettere del buon Rock, qualcosa che ci smuova, che buchi il grigio che l’autunno si porta dietro.
Decisi, incisivi e astuti. E’ il momento di rimboccarsi le maniche e scendere in campo!
Chiedete alla ragazza/o che vi piace di uscire, prendetela di sorpresa, scacciate tutti quei freni inibitori!
Parlate chiaramente con le persone, dite ciò che pensate, senza giri assurdi di parole; ci sono meno circonvallazioni in una tangenziale che in un discorso di questi tempi.
Andate dal vostro capo, dal vostro superiore, e toglietevi quei sassolini dalle scarpe, si sta più comodi. Chiamate chi sparla di voi, chi è geloso della vostra felicità, fategli leggere questo post, ditegli che non ne vale la pena!
E poi sorridete!
Un giorno senza sorriso, è un giorno perso..

Saluti.

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Ho una questione da risolvere, al limite del realistico.
Mi son sempre chiesto una cosa about i viaggi nel tempo.

Se il viaggiatore incontrasse se stesso nel futuro, come sarà l’avvenire di questi, una volta tornato nel tempo da cui era partito?
Potrebbero verificarsi due situazioni:

  • l’ io del futuro è proprio ciò il viaggiatore desidera: tutto come nei propri sogni.
    Una volta back in time, questi saprà già come sarà il proprio indomani, e metterà poco impegno nella propria vita, conscio di aver visto il proprio futuro, ottenendo così un avvenire probabilmente diverso.
  • Il se stesso in the future is not how he tought about and so, when he will come back in the present, he will be motivated a costruire un futuro degno dei propri sogni, and so his future will be not as he saw.
That’s the point!
Qual è, secondo voi, la soluzione?
Saluti.
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Heilà,
benritrovati su Siro Industry. Piaciuti i primi due video di questa nuova stagione?
Spero di si, perché nuovi episodi sono in fase di sviluppo..

Nonostante ciò, oggi vorrei parlare di Facebook.
Senza far tanti giri di parole, senza usare termini generici come social network, senza generalizzare il tutto come spesso fa la TV.
Diciamo le cose come stanno, ormai siamo entrati in una situazione tale in cui la dipendenza da Facebook è altissima e si propaga con una velocità tripla rispetto a malattie virali.
E’ qualcosa di lento, non ecclatante, quasi come una pianta d’edera: l’abitudine di aprire il browser sulla pagina di Facebook, da occasionale, diventa sempre più continua, più costante, fino ad essere quotidiana, e quando ormai ci si accorge di agire in terza persona, o di riassumere un qualsivoglia accadimento in uno stato, è ahimè troppo tardi.

Un altro aspetto che porta questa fidelizzazione a Fb è il continuo senso di abbattimento che porta il continuo aggiornamento con la vita dei propri Amici.
Il continuo vedere immagini di mare, serate, avventure, porta ad autoconvincersi che tutti, e dico tutti, abbiano vite straordinarie, da protagonista di telefilm, sempre all’azione con qualcosa di spassoso e travolgente.
Ma questa non è altro che il risultato di un’illusione ottica: il cambio di prospettiva rispetto a foto disperse qua e là per il calendario, moltiplicato per il numero di contatti.

Infine però, per questa prima visione su Facebook, vorrei sottolineare l’altissimo potenziale che ha intrinseco in sé questo social network.
Un’altissima carica comunicativa, paragonabile solo al tubo catodico negli anni ’70, in grado di condizionare le scelte di interi gruppi di persone, di creare bisogni e fare tutte quelle piccole cose che la pubblicità ha fatto finora attraverso la TV.

Ora il gioco cambia però, e Facebook, ne è il protagonista.

Saluti.

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Prima puntata della serie In cucina con la Giovannina.
Oggi vedremo come si preparano i PINZINI.
Pronti? Ai fornelli!
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Ora è tutto chiaro,
signori miei, dopo questi giorni quelli che erano solo pensieri abbastanza astratti sin son consolidati, divenendo un pensiero logico, e ben strutturato.
Ora posso descrivere tutto:

partiamo come di consueto da un esempio: la fattispecie è quella in cui si incontra una persona con la quale scatta subito un certo feeling, una certa famigliarità; con questa poi ci si può passare dei bei momenti, vivere determinate situazione ed emozioni, questo ovviamente darà vita ad uno stato di felicità, di gioia, di apprezzamento, che non è obbligatoriamente legato a qualcosa di amoroso e affine, ma generico. Ora, arriva sicuramente un momento in cui questo rapporto (d’amicizia, di parentela, o d’amore) finisca, ebbene, se ci si fa caso, il dispiacere, ed il dolore, sono esattamente proporzionali alle gioie avute in passato.
Come a dire: se stai tanto bene con una data persona, preparati, che prima o poi questo ti sarà girato contro.
Tale concetto poi, può essere esteso ad ogni situazione che porta a diversi stati d’animo, e può distribuirsi all’incirca come un ovaloide.
Perché questo richiamo alla geometria? Semplice, pensate ad un pallone da rugby: nel mezzo, nella parte piena, ci stanno le persone che alternano stati di felicità e dolore in modo costante, e ben definito. Man mano che ci si allontana dal centro, diminuisce l’altezza, e come tale chi ha la fortuna da un lato, e sfortuna dall’altro di vivere una vita in cui le proporzioni sono leggermente sfasate, fino a raggiungere i posti alle estremità in cui si posizionano i casi più drastici e più benestanti (non esclusivamente dal punto economico).

Ecco quindi, come quest’ovaloide può essere denominato Equilibrio Cosmico, una sorta di religione, che parte dal Ride bene chi ride ultimo fino ad arrivare agli altalenanti sbalzi d’umore di qualsiasi teen-ager per cui le giornate sono sfumate tra gioie e pianti.
Quasi una religione quindi, che non ha nulla di mistico, ma che è alla portata di tutti. Come se la felicità producesse qualcosa di chimico, e che quel qualcosa debba essere compensato da una sorta di antimateria prodotta o dalla persona stessa, o da qualche altro individuo, da qui l’aggettivo cosmico.

Saluti.

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