— Siro Industry

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July, 2012 Monthly archive

Mi piace guardare la pubblicità, a volte inconsapevolmente faccio zapping e mi fermo nei canali in cui c’è la pubblicità.
Trovo che in quei 30 secondi si possa raccontare storie emozionanti, far vivere passioni, gioie, dolori, ed infine pubblicizzare il proprio prodotto/servizio in modi creativi, fantasiosi.

Pubblicità da Superbowl, da Cannes (sapete, oltre a quello per i film, c’è pure il concorso per le pubblicità) o semplicemente da consumatori.

Non è sempre detto infatti che uno spot pluripremiato sia efficace anche per il pubblico target, per i consumatori. Molto spesso infatti, l’estrosità degli artisti che ideano e realizzano gli spot va oltre il puro scopo di vendere, rafforzare il brand, ma si perde verso virtuosismi premiati dagli esperti del settori, ma non sempre colti dal pubblico a casa.

Come sempre è il giusto mix che secondo me premia lo spot ideale, in quanto se si riesce ad ideare qualcosa di comprensibile non subito, ma magari alla seconda o terza visione, si crea un effetto per cui la storia raccontata dalla pubblicità diventa essa stessa argomento di discussione, di dibattito tra le persone, facendone parlare sia di essa, che del prodotto.
Oltre a ciò, contribuisce a dare un forte senso di gratificazione alla persona che coglie il doppio senso, o il messaggio che viene mandato in secondo piano,  una volta capita la pubblicità stessa.

Ci sono tantissime tecniche per ideare spot interessanti, coinvolgenti, ma quello che più premia è il clouster di comportamento tramite il quale il consumatore si rispecchia nella pubblicità, un sentimento forte (felicità, gioia, passione..) e un destino che è lo stesso sognato da chi guarda lo spot.

Accendendo la TV in questi giorni, ho trovato diversi spot che seguono questa traccia.
Nonostante lo facciano in modi diversi infatti, questi due spot racchiudono le stesse dinamiche.

Guardare per credere.

Estremamente belli entrambi: per due target diversi, con due sentimenti chiave diversi, ma con la stesso obiettivo: far immedesimare lo spettatore nel personaggio e dargli un destino che è ciò che vorrebbe!

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Foursquare,
il servizio che permette di condividere la tua posizione tramite la geolocalizzazione aveva recentemente rilasciato un forte aggiornamento il mese scorso per il lato cliente.

Medill, Northwestern University.

La grafica, l’usabilità ed altre caratteristiche sono state migliorate, dando all’utente un’applicazione migliore, ed un servizio davvero eccezionale.

Ora tali performance sono state aumentate anche per il lato gestori, e quindi sono state implementate forti novità per coloro che amministrano un luogo, o meglio, una venue!

Free Local Updates:

è questo il primo forte segnale che arriva dall’HQ di 4Sq!
I gestori dunque, non se ne staranno più dietro le quinte, ma potranno uscire allo scoperto e aggiornare la propria venue tramite status e foto per mostrare cosa sta succedendo in quel momento!

L’idea quindi è quella di aumentare il servizio reso ai propri clienti, andando oltre i semplici Consigli o recensioni alla TripAdvisor, ma mostrando un vero e proprio live what’s going on!

Easy Account Login:

ormai è chiaro, sono sempre più coloro che si rivolgono ad agenzie o esperti di social media marketing per gestire al meglio le leve web, oppure la stessa persona può gestire più account.
Per queseto 4Sq ha dato la possibilità di accedere a diversi profili in modo semplice e veloce, al fine di poter amministrare nel miglior modo tutti i luoghi gestiti.

Creazione di Special più facili ed infine Statistiche migliori.

Ora non ci sono davvero più scuse, speriamo che la geolocalizzazione diventi una realtà forte anche nel nostro belpaese e che le strategie di marketing tengano sempre più presenti queste tanto forti, quanto difficili (utilizzarle richiede un po’ di formazione) leve.

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Si chiama Food 2.0 ed è l’ultimo evento organizzato dall’azienda Rivamar.

L’obiettivo era molto semplice: riunire diverse persone interessate ed esperte di web e/o cucina e capire, descrivere, discutere sul matrimonio esistente tra le tecnologie 2.0 ed il cibo.

Per rispondere a tali quesiti e dubbi sul futuro, sono stati invitati a questo evento alcuni relatori che fanno capo ad i lati di questa felice coppia:

se da una parte dunque, Giorgio Soffiato di MarketingArena e Rudy Bandiera di NetPropaganda hanno raccontato il loro punto di vista sul web e su cosa questo ha da offrire al mondo food,
dall’altra parte hanno raccontato le proprie esperienze chef di alto calibro come Matteo Bellini (Cuocopersonale) e Andrea Valentinetti (IdeaGusto), raccontando le loro esperienze tra fuoco, fiamme e web.

Sono poi intervenuti anche Paolo Rinaldo che ha descritto l’interessante progetto di Polo Ristorazione, e Siro Descrovi (io), che ha raccontato il portale RistoraNet: la prima community dei ristoratori.

Al termine di tutto questo parlare, usciti dalla sala che ha ospitato il dialogo, siamo stati accolti dallo splendido scenario di Palazzo Rosso di Rovigo, per assaggiare i prodotti Rivamar interpretati e cucinati da Andrea Valentinetti, ben accompagnati da vino e felici chiacchiere.

Una bella serata di cui si può trovare il post ufficiale su IdeaPesce, blog dell’azienda.
Una bella esperienza che ci ha mandato a casa felici e soddisfatti.

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Sono uno di quei Cristiani del Natale, uno di quelli che vanno in chiesa per le feste o per qualche evento speciale, ed ogni volte che sono seduto tra le navate, sotto fantastici affreschi, ascolto parroci che parlano alle persone con una forte sicurezza, un fede immensa; senza mai mettersi in discussione, senza aggiornarsi troppo sul momento.
So benissimo che non tutti i parroci sono così, ma sulla mia esperienza, vorrei proporre un’omelia, come la farei io, se fossi un prete.

Al giorno d’oggi si sa, molti dogmi fanno fatica a reggere, e l’uomo medio non è più il contadino medievale (non me ne voglia), ma è studiato e guarda tutto con occhio semiscientifico.
La Chiesa quindi, deve andare oltre l’interpretazione alla lettera del Vangelo, delle Sacre Scritture, ma  deve dare un dio alle persone,  inteso come simbolo di fiducia ad ognuno di noi: un dio interno, qualcuno di immateriale e sopraesistente, quasi onniscente a cui fare affidamento in una vita caotica come l’attuale.
Ciò darebbe un fortissimo sostegno ad ogni persona

Questo non vuol dire che credere senza alcuna prova non offuschi la mente, non metta un filtro tra noi e la scienza, ma al tempo stesso questa fede, tale supporto, contribuirebbe a togliere certi dubbi esistenziali, a formulare un perché, senza il quale, questi dubbi che irrompono nella vita delle persone aumenterebbero, creando distruzione e caos.
Perché come è noto, il dubbio crea distruzione per definizione stessa.

Abbracciare un credo dunque, facendo una professione di fede, avrebbe un senso per tali motivi: bisognerebbe andare oltre il nome, oltre l’Allah oltre la parola Buddah, ma ritrovare questo grande genitore, questo equilibrio cosmico, riportare la filosofia di beatizzare gli ultimi poiché saranno i primi

Perchè è importante comunicare che se ci si impegna nella propria vita, con devozione, la propria coscienza risponderà benevolmente, con un senso di pace e serenità, e chi è la coscienza, se non la voce di Dio stesso?

Cos’è dunque meglio secondo voi: vivere una vita miope ma spensierata, o perdersi in ricerche intrinseche dell’essere che portano solo ad una visione pessimistica ed apatica?

Saluti

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Non mi è ancora chiaro dove stia la base, la radice del problema, quel punto focale al quale si può arrivare dopo un’attenta analisi a ritroso per estrarre la causa dalla radice ed annientare il problema.

La questione, comunque sia, è che passiamo i primi vent’anni della nostra vita, qualcuno più, altri meno, all’interno di alte e strette mura di 6 ore di lezione, verifiche, compiti, interrogazioni ed esami. Seguiamo attentamente un piano stabilito ogni tre o cinque anni, le cui scelte variano da liceo ad istituto tecnico, al tipo di facoltà, di carriera, anche se è tutta una montatura. Si sceglie poco, anche perché le sensazioni le si hanno dentro, e nell’ottanta percento dei casi non ci si mette davanti alla sfera di cristallo, ma con un paio di riflessioni si centra abilmente il bersaglio.

Al termine di quel tragitto però, le mura entro le quali passeggiavamo amorevolmente, crollano, collassano, diventano muretti ed esili marciapiedi oltre i quali possiamo guardare, ammirare, e scoprire un mondo nuovo, intero, come mai prima l’avevamo osservato.

In questo contesto dunque, si inizia a vivere.
Si, quello di prima era solo un lungo trainer standardizzato per tutti da più di un secolo, un riscaldamento ai motori, impostato e predefinito dalla società oltre che dalla cultura.
Bisogna dunque resettare il contakilometri, mettere le gomme da neve, e iniziare un nuovo viaggio, non in una strada tra mura, ma in un deserto, in cui ogni direzione è percorribile.

E così si passa da un noioso contesto prestabilito, in cui nulla o ben poco viene messo in dubbio ad uno scenario che ne è l’esatto opposto, in cui ogni scelta può essere quella giusta o rivelarsi quella sbagliata. A volte ci si trova in punti che indicano “tutte le direzioni”, talmente liberi di scegliere, da aver paura della libertà stessa.

Al limite del paradosso, dell’ossimoro, ma la paura della libertà può essere qualcosa che taglia le ali, che trattiene la persona, in quanto questo è stata educata in un sistema dove bastava saper camminare, e non volare.

Non mi è ancora chiaro dove stia la base, la radice del problema, quel punto focale al quale si può arrivare dopo un’attenta analisi a ritroso per estrarre la causa dalla radice ed annientare il problema.

Credo però che l’unico modo per gustare quest’ondata di libertà sia tuffarvisi dentro, riflettendo il giusto, ma non oltre il dovuto, cercando il coraggio di sbagliare, e spero (ma non ne sono sicuro) seguendo quella vocina dentro che prima del cervello sa già se una cosa sia giusta o meno, chiamalo istinto, sesto senso, coscienza.
Proviamo ad ascoltarla, a fidarci di lei, anche perché, pensandoci bene, è l’unica voce che ci potrà rimproverare di un qualsiasi rimpianto o rimorso che si avrà in futuro.

Saluti.

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