— Siro Industry

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August, 2012 Monthly archive

Argomento sempre di punta e di tendenza è il lavoro.
C’è poco da fare: amato, odiato, sognato o cercato, negli ultimi periodi i post dediti ad esso stanno ricevendo un altissimo numero di visite, e mentre il mercato nazionale ed internazionale sta subendo delle modifiche storiche, anche la tecnologia dal canto suo sta contribuendo molto in tale direzione.

Avevamo toccato l’argomento lavoro e job opportunities qualche tempo fa, ed oggi ritorniamo a parlarne tramite un nuovo aspetto di questo argomento, tramite il social network ideato e creato per rivoluzionare le asimmetrie informative tra datore e candidato, tra domanda e offerta: LinkedIn.

Social network conosciuto in tutto il mondo, LinkedIn ha da sempre messo in primo piano la professionalità della persona, ricreando un curriculum vitae social, e dando l’opportunità di aggiornamento costante, e di interazione diretta tra domanda e offerta, togliendo in gran parte l’intermediazione.

Quel che ho osservato però, è che nonostante la massiccia dose di tecnologia utilizzata, non è ancora stato risolto un problema basilare a cui tutti i responsabili di risorse umane si ritrovano davanti: la garanzia della correttezza delle informazioni scritte.

Parliamoci chiaro: fintanto che si parla di attestati, diplomi o lauree, la prova è abbastanza semplice, ma quando si parla di ruoli all’interno dell’azienda, come si può superare tale scoglio?
I testi di HR suggeriscono di chiedere lettere di raccomandazione, o di contattare l’azienda in cui il candidato dice di aver svolto un certo ruolo per accertarsi della correttezza, ma non è sempre così facile: licenziamenti bruschi, ricerche di lavoro sconosciute, asimmetrie informative potrebbero costituire un ostacolo non indifferente.

Ma ecco che entra in gioco LinkedIn, o meglio, dovrebbe!
Sul noto social network infatti, ognuno può scrivere di avere il ruolo o la posizione che crede in una certa azienda, anche senza l’approvazione di questa.
Manca infatti, e correggetemi se sbaglio, un meccanismo di feedback approvativo da parte dell’azienda, che risolverebbe una grossa fetta di asimmetrie informative.

Se infatti il soggetto dovesse aspettare la conferma da parte dell’utente azienda prima di apparire in un certo ruolo, si creerebbe maggior certezza attorno all’informazione, dando un po’ più di tranquillità agli uffici risorse umane di tutto il mondo, specialmente in un’economia in cui le sfumature tra ruoli diversi, data dall’erogazione di servizi prevalenti al prodotto, e voluta dall’intercambiabilità del personale.

Ovviamente poi, con un ruolo s’è detto tutto, e niente, però al tempo stesso, meglio avere qualche info in più, che in meno!
Non trovate?

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Oggi vorrei condividere con voi un’interessante lezione di strategia d’impresa che oltre ad essere una nozione applicabile nelle aziende, nel ramo gestionale, si rivela anche un’ottima considerazione per la vita e le scelte che bisogna prendere all’interno di essa.

Parliamo dunque di strategie: di business, in contrapposizione a quelle emergenti. Nulla di che spaventarsi, vediamo di dare due righe di definizione e poi ragioniamo un attimo!

Strategia di business

È la strategia che deriva da una lunga riflessione (strategia di corporate), con la quale, dopo aver pensato e considerato i giusti obiettivi, si idealizza il modo migliore per raggiungerli.
In termini meno tecnici: una volta che ogni persona ha capito il proprio sogno, ciò che vuol fare, comincia a segnare (almeno mentalmente) quali sono le tappe che la porteranno a quel traguardo.

Strategia emergente

Serie di decisioni derivanti dall’esperienza operativa ed improvvise nella maggior parte dei casi. È compito dell’azienda fiutarle, individuarle, e scegliere se percorrerle.
In altri termini: se durante il periodo scolastico, in una determinata materia, si scopre il talento nonché l’interesse per un altro settore, cogliere l’occasione al volo o no?
Ecco, ora che avete appreso a grandi linee il significato di queste due definizioni, sarà semplice capire qual è il messaggio di questo post. 
Durante la propria vita dunque, ognuno di noi pensa, riflette, e mette in atto diverse strategie di business, orientate all’ottenimento dei risultati prefissati, ma allo stesso tempo è necessario tenere gli occhi aperti ed osservare come cambia ciò che ci sta attorno mentre poniamo in essere ciò che pensavamo di fare. 
Bisogna dunque riuscire a capire quale sia l’onda da cavalcare, non avendo paura di cadere, ma con il coraggio di sperare di riuscire a provare quella sensazione che solo una grande onda sa dare!

John Lennon d’altronde, amava dire: “La vita è tutto ciò che ci succede mentre facciamo progetti per il futuro”.
Vorrà forse dire che sono le strategie emergenti a far di noi, quel che siamo?
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Negli ultimi anni, un tema che è ritornato scottante è quello dell’evasione fiscale in Italia.

Ne avevamo parlato un po’ di tempo fa di evasione fiscale e affini, e mi sembra giusto riprendere in mano l’argomento, giusto per una breve riflessione.

L’argomento è tosto: una volta davanti ai numeri detti dai TG o letti in qualche quotidiano, ci si ripromette di pagare le tasse, di chiedere lo scontrino, che i furbi prima o poi la pagano.

Quel che spesso accade, è che nonostante ci sia la volontà alla base di essere corretti, di rispettare gli altri e di comportarsi civilmente, alla fine ci si ritrova a scegliere la via più comoda.
“Ti tolgo l’Iva ed in più ti faccio pure uno sconto ulteriore del 20% sul prezzo di listino”, è questa la fatidica frase alla quale solo in pochi sanno resistere: coloro che hanno una moralità di ferro (e qualche soldo in più da parte) e coloro che avendo partita iva riescono in qualche modo a detrarre tali spese dal reddito di lavoratore autonomo, d’impresa. Per quest’ultimi la fattura serve, altrimenti senza pezza giustificativa non riuscirebbero ad ottenere la detrazione dallo stato sul proprio reddito. Per gli altri?
Per chi non fosse addetto ai lavori, le imprese, i lavoratori autonomi, e coloro che hanno una Partita Iva pagano le imposte allo stato sul reddito accumulato durante l’anno, al netto di tali oneri detti detraibili per l’appunto.
Per colui che invece ha un reddito da lavoro dipendente, le spese vengono detratte a forfait tramite una deduzione d’imposta calcolata in base a determinati fattori (in questo caso è l’imposta totale ad essere abbassata a seconda delle condizioni familiari ed altro).
Ci sono anche in questo caso alcune spese detraibili anche dal lavoratore dipendente, che però non sono abbastanza, o non sono sufficienti per resistere alla tentazione suddetta.

Con ciò non voglio giustificare chi evade, lunge da me far questo, dal momento che sono convinto che pagando tutti, pagheremmo meno, ma è inevitabile pensare che se si desse l’opportunità di detrarre gli oneri relativi alla riparazione/sistemazione di ciò che riguarda la vita della persona, e la creazione del reddito (prendo ad esempio l’auto per muoversi, il bagno per lavarsi, l’elettricità in casa), si riuscirebbe ad avere una maggiore richiesta di fatture, in quanto non basterebbe più lo sconto del 20%+20%, in quanto tale detrazione (seppur non totale, sia chiaro) farebbe pagare le imposte nel modo corretto.
Ovviamente la faccenda è molto più complessa, e non sarà di certo un mio post a cambiare la mentalità dell’Italia intera, ma credo sia giusto essere consapevoli, capire che occorre dare per ricevere, e che l’esame di diritto tributario, a qualcosa, è pur servito.
PS: se ho fatto qualche errore sopra fatemelo notare, la materia tributaria non è mai stata il mio forte 😉
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Ormai è passato anche Ferragosto, tappa che oltre a segnare il classico giorno d’estate per antonomasia per immergersi nella folla, è una sorta di capodanno.

Forse anche più della notte di San Silvestro infatti, il 15 di Agosto determina il vero taglio al nastro per quello che sarà il nuovo anno: scolastico, lavorativo, sportivo, o accademico che sia.

Da quel giorno infatti, la maggior parte delle persone, seppur inconsciamente, chiude con la mentalità vacanziera partita a giugno e ben consolidata a luglio, per far entrare e lasciar spazio alla mentalità operativa e costruttiva, che ovviamente terminerà il proprio rodaggio per azionarsi a pieno nel mese di Settembre.

Fine Agosto dunque, il periodo in cui pensando ancora alla vacanza appena trascorsa si è obbligati a guardare avanti, oltre il burrone, e tutte quelle che erano solo parole, ideali, vaghi pensieri cominciano a prendere forma, a focalizzarsi nei dettagli ed a diventare reali.

Occasioni, paure, nuove sfide, prendono vita e diventano concrete tramite la preparazione atletica per lo sportivo, lo studio per gli esami di recupero per lo studente rimandato, la ricerca di una nuova abitazione per chi dovrà trasferirsi o il ritorno al lavoro dopo le ferie per chi ha un posto fisso, e sa già che quando ritornerà davanti alla propria scrivania ripartirà un nuovo ciclo, una nuova odissea.

Non so voi, ma io solitamente questo momento lo vivo sempre con un filo di malinconia, vogliate perché durante l’estate mi sono abituato a vedere chiaro fino sera e so già che d’ora in avanti il tramonto sarà sempre prima, o perché guardando avanti vedo le giornate piovose di ottobre, di novembre, ma la gioia con cui avevo visto arrivare Maggio e i boccioli fioriti, mi porta un po’ di tristezza con l’arrivo del giallastro colore delle foglie.

Sarà forse l’ebrezza di chi parte e di fronte ha l’oceano, di chi sa che in un anno può succedere di tutto, fatto sta che è passato ferragosto, ed ora inizia il periodo dell’anno più tosto.
(la chiusura in rima non vincerà il Pulitzer ma perlomeno ho trovato un modo per finire il discorso).

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Questo chiaramente non è un blog di motori, io non sono il classico ragazzo che conosce tutti i modelli di auto esistenti sul pianeta, e neanche me ne preoccupo molto.

In tal senso dunque, sono molto più vicino all’italiano medio di quanto non lo siano tutti quei blog di motori che scrivono con paroloni per esperti, e mostrano super video con manovre strepitose.
Ieri ero in quel di Riccione, e sapendo che c’era una tappa dell’A-Class Zone Tour (tour organizzato da Mercedes-Benz per mostrare in anteprima la nuova Classe A in Italia), ho prenotato un test drive tramite internet.
L’appuntamento era in piazza Roma, al termine del famigerato viale Ceccarini di Riccione, dove ho trovato un palco di design e diverse hostess che gioiosamente consegnavano gadget e accoglievano sorridenti i molti curiosi.
Nel frattempo andava a prepararsi un palo centrale in cui la sera si sarebbero esibito personaggi come Leonardo Manera di Zelig ed il cantante Giuliano Palma.
Fatto il check-in, mi hanno portato alla macchina: il design nuovo e diverso da quello della vecchia Classe A, è un bel mosaico di molte forme viste per le strade, che crea un buon mix, e delinea un’auto sportiva ed aggressiva, che forse perde un po’ la sontuosità delle curve della precedente.
Salgo, accendo il motore e subito mi accorgo che lo schienale del sedile è alto, mi giro, e mi accorgo che è proprio uguale a quelli da corsa, quelli che vedevo nei videogames di auto, e subito mi ci appoggio.
Pigio sull’acceleratore: la macchina risponde bene, silenziosa e con un bell’abitacolo, si lascia guidare in tranquillità. Il cambio automatico e lo start and stop rendono gradevole la guida, e l’inserimento del freno a mano automatico allo spingere fortemente il pedale del freno, è un sollievo per gli incroci in salita.
La macchina risponde bene ai comandi, in curva non sento alcuna preoccupazione, ed in poco tempo sono al traguardo!
Consegno le chiavi e sono reso partecipe di una bella esperienza tra i social media: non il solito condividi a pc, ma un divertente passaggio tra i totem disposti nello stand con un braccialetto di gomma.
Gadget e sorrisi, ed alla fine pure un drink!
Ottima esperienza, facile e veloce, anche per un poco esperto di macchine, come me!
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Accidenti, devo scrivere un sacco di post, mi girano per la testa spunti, riflessioni, ogni tanto prendo pure qualche appunto, ma poi finisco a notte fonda ad addormentarmi sulla tastiera.
Comunque sia, ora voglio scrivere questo post!

Vi parlerò della mia laurea.
Sabato sono stato proclamato dottore in Economia e Management presso l’Università degli Studi di Padova, e riguardando le foto, ripensando a quei momenti ci sono molti dettagli che difficilmente traspaiono (ho usato il verbo trasparire, che erudita!) dalle foto, video (seppur fatti con una reflex).

E allora visto che ce li ho ancora freschi nella mente, vorrei condividerli con voi, con chi c’è già passato e può fare un tuffo nella memoria e rievocare qualche ricordo, e con chi invece sta aspettando quel momento, che sembra sempre distante ed irraggiungibile.

Partiamo dalla fine: sicuramente le cose che più rimangono impresso, e che poi si rivelano anche i regali più belli sono due: il papiro ed il rinfresco.

Il papiro: è l’oggetto per cui tutti parlano, pensano e scrivono qualcosa solo ed esclusivamente per te! Un momento in cui ognuno è libero di raccontare ciò che più l’ha colpito della tua persona, un attimo vissuto insieme, una tua caratteristica vista dall’esterno: il gesto più sincero ed affettuoso che si possa desiderare.

Il rinfresco poi è il naturale susseguirsi: un momento in cui attorno a te ci sono tutte le persone a cui tieni. Di solito alcune le frequenti in un luogo, altre in un altro, beh, con il rinfresco le prendi tutte e le metti sotto lo stesso tetto, e vi giuro che girarsi, guardarsi attorno e vedere solo le persone più gradite è fantastico.

Ci sono poi altri momenti davvero emozionanti e forti, da quando viene nominato il tuo nome dal professore che ti consegna la laurea, alla commozione dei parenti una volta rotte le righe, agli scherzi e burle degli amici durante la lettura del papiro.

Si narra che tali scherzi venissero fatti alle matricole come iniziazione alla vita universitaria, mentre ora, spostati alla fine del mondo accademico, siano diventati un’iniziazione alla vita vera: dura e fuori dalla bambagia.

Spero di non avervi annoiato con le mie riflessioni, ed anzi, dimenticavo, poi c’è anche il momento del brindisi, ma da lì in poi, è tutto molto più confuso!


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