Argomento sempre di punta e di tendenza è il lavoro.
C’è poco da fare: amato, odiato, sognato o cercato, negli ultimi periodi i post dediti ad esso stanno ricevendo un altissimo numero di visite, e mentre il mercato nazionale ed internazionale sta subendo delle modifiche storiche, anche la tecnologia dal canto suo sta contribuendo molto in tale direzione.
Avevamo toccato l’argomento lavoro e job opportunities qualche tempo fa, ed oggi ritorniamo a parlarne tramite un nuovo aspetto di questo argomento, tramite il social network ideato e creato per rivoluzionare le asimmetrie informative tra datore e candidato, tra domanda e offerta: LinkedIn.
Social network conosciuto in tutto il mondo, LinkedIn ha da sempre messo in primo piano la professionalità della persona, ricreando un curriculum vitae social, e dando l’opportunità di aggiornamento costante, e di interazione diretta tra domanda e offerta, togliendo in gran parte l’intermediazione.
Quel che ho osservato però, è che nonostante la massiccia dose di tecnologia utilizzata, non è ancora stato risolto un problema basilare a cui tutti i responsabili di risorse umane si ritrovano davanti: la garanzia della correttezza delle informazioni scritte.
Parliamoci chiaro: fintanto che si parla di attestati, diplomi o lauree, la prova è abbastanza semplice, ma quando si parla di ruoli all’interno dell’azienda, come si può superare tale scoglio?
I testi di HR suggeriscono di chiedere lettere di raccomandazione, o di contattare l’azienda in cui il candidato dice di aver svolto un certo ruolo per accertarsi della correttezza, ma non è sempre così facile: licenziamenti bruschi, ricerche di lavoro sconosciute, asimmetrie informative potrebbero costituire un ostacolo non indifferente.
Ma ecco che entra in gioco LinkedIn, o meglio, dovrebbe!
Sul noto social network infatti, ognuno può scrivere di avere il ruolo o la posizione che crede in una certa azienda, anche senza l’approvazione di questa.
Manca infatti, e correggetemi se sbaglio, un meccanismo di feedback approvativo da parte dell’azienda, che risolverebbe una grossa fetta di asimmetrie informative.
Se infatti il soggetto dovesse aspettare la conferma da parte dell’utente azienda prima di apparire in un certo ruolo, si creerebbe maggior certezza attorno all’informazione, dando un po’ più di tranquillità agli uffici risorse umane di tutto il mondo, specialmente in un’economia in cui le sfumature tra ruoli diversi, data dall’erogazione di servizi prevalenti al prodotto, e voluta dall’intercambiabilità del personale.
Ovviamente poi, con un ruolo s’è detto tutto, e niente, però al tempo stesso, meglio avere qualche info in più, che in meno!
Non trovate?