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January, 2019 Monthly archive

Delhi è la capitale dell’India. A volte conosciuta anche con il nome di Nuova Delhi, ha una popolazione di 26 milioni circa di abitanti. Praticamente quasi metà Italia (scegliete la sezione che volete) raggruppata in una città. Tutta in un unico, ampio, affollato, agglomerato complesso urbano.

Quando a lavoro mi hanno detto che sarei potuto andare per una settimana a Gurgaon, hub tecnologico mezz’ora a sud di Delhi, non ho esitato. Lavorando a Londra, il contatto con l’India è quotidiano. Bisogna ricordarsi che l’India sta all’outsorcing (lo spostamento di alcune funzioni aziendali, esempio la produzione) delle aziende di servizi, come la Cina lo sta per quelle di beni. Dunque lavorando a Londra, l’India è una presenza significativa nel contesto quotidiano a partire dal lavoro, salvo poi arrivare al mangiare ed altri aspetti culturali (per altre ragioni storiche).

Atterrato a Delhi ti accorgi all’istante cosa significa essere in una delle città con il maggior inquinamento dell’aria al mondo. L’aria è pesante, ad ogni respiro è come se si inalasse qualcosa di felpato, di denso. All’inizio lo si fa con un po’ di fatica, poi lentamente ci si abitua. Anche se la sensazione che rimane, portata anche dalla foschia che copre la città, è quella di essere sommerso, coperto da un velato tappeto di smog.

Prendo il taxi e mi faccio portare all’hotel. Il traffico è senza precedenti. Una giungla di macchine si intrecciano per le tre corsie della strada che porta al centro, Connought Place, CP per i locali. Lento ed indistricabile groviglio di piccole celle di lamiera su cui a milioni di persone cercano il primo spazio per infilarsi, a suon di clacson, per farsi spazio, riuscire ad avanzare, ignorando le strisce e con l’unico scopo di arrivare.

Passano le prime due ore e riesco a districarmi da un complesso ed ingegnato programma per riuscire ad accapparrarsi i soldi dell’uomo bianco, dello straniero. Cammino per strada e scherzando ammetto con me stesso: “ora capisco come si sentiva la ragazza bionda delle superiori”. Tutti si voltano, ti guardano, senti e vedi gli occhi loro su di te. Incuriositi, invitati, alcuni provano a darti consigli su “zone da evitare” o sui “posti giusti” in cui andare. Altri poi chiederanno un selfie insieme.

Fortunatamente per la restante parte del giorno un paio di colleghi basati li mi raggiungono: mi faranno da Cicerone in alcuni punti più antichi e trafficati della città e all’indomani riuscirò a muovermi in solitudine per esplorare alcuni templi, recitando una sicurezza che spesso aiuta ad essere lasciti in pace.

36 ore in Delhi dunque, prima di spostarmi a Gurgaon dove sarei tornato in un micro clima occidentale per altri 4 giorni.

 

Tralascio qui ogni tentativo di voler concettualizzare dei punti chiave di riflessione, e mi limito ad elencare i vari aspetti che mi hanno colpito, affinchè ognuno possa compararli alla propria realtà ed esserne dunque affascinato, stupito, incuiosito, ma senza provare ad emettere sentenze o giudizi di alcun tipo. È sempre affrettato e sbagliato giudicare in casa d’altri senza conoscerne tutti gli aspetti.

  • Il cibo è ricco di sapori, di salse. Una tavolozza di gusto da esplorare
  • Per lavarsi i denti è consigliato usare l’acqua in bottiglia
  • Il the si prepare nel latte con un po’ di acqua, non il contrario
  • Il movimento destra-sinistra della testa vuol dire si, no, non lo so, non saprei
  • A Delhi ci sono templi di tutte le religioni
  • Ci sono scene di povertà estrema (famiglie con bimbi di qualche anno che vivono ai bordi della strada con lo smog che pian piano gli colora la pelle)
  • Il commercio è linfa vitale di dialogo, si negozia
  • Le persone ti accolgono sorridenti, sono interessate, ti fanno sentire subito a casa
  • Il ritmo è caotico ma disteso. Si ha sempre tempo per una pausa chai.
  • La pressione sociale è forte: ci si sposa prima di convivere, si vive nella casa dei genitori
  • La voglia di emergere è chiara, l’occidente è un salto verso un nuovo tenore di vita
  • Il colonialismo occidentale è presente ma non pervasivo
  • Ci sono molti cani randagi, sono pacati
  • La capra è un comune animale tra le famiglie povere, dà latte ed è facile da mantenere
  • Suzuki è la casa automobilistica più presente (almeno mi sembra)
  • Una corsa di uber sta sui due euro, si può fare un pranzo con sei
  • Lenticchie e melanzane sono originarie dall’India
  • Dato che parte della popolazione è musulmana e parte è induista, sia maiale che vacche non appaiono nei menu

 

Ecco dunque, alcune righe per trasmettere oltre le immagini ed in maniera relativa dunque personale, una prima esperienza, breve ma intensa, tra le vie di Delhi e di quell’affascinante e millenario pease che è l’India.

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