— Siro Industry

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February, 2013 Monthly archive

In questi giorni di elezioni, nei bar tanto cari all’italiano medio non s’è parlato d’altro che degli effetti della politica e di coloro che sono seduti sulle comode poltrone di Montecitorio sull’attuale scenario italiano e sull’economia attuale [ma scusa, che bar frequenti? Da me si parlava di SuperMario].
Io voglio sdoganare un tabù, andare contro corrente, e guardare a noialtri (magari riprendendo un po’ quel che ha fatto Bisio durante il Festival di Sanremo) [evita di imitare Crozza a Sanremo se puoi].
Osservando questo video trovato in rete (che vi suggerisco di guardare al termine per non perdere il filo del discorso), e leggendo la crescita del PIL delle nazioni dell’Europa alta e degli stati extraeuropei denominati BRIC, mi viene da riflettere che ci sia qualcosa che non va nel nostro amato Paese.
Qualcosa che va oltre la politica e le scelte di coloro che sono al governo (o meglio, richiama anche loro, ma non come causa principale).

Partiamo con un flashback: 2002, me lo ricordo benissimo, era il periodo in cui andavo dalla paninara prima che suonasse la campanella della ricreazione per prendere la famigerata lista dei panini
Arrivavo lì, lista ben definita, ordinata, e lo strano pagamento ibrido fatto di lire ed euri (non s’era ancora definito il plurale, e quindi più di qualcuno si divertiva a chiamarli euri).

Lì per lì, sotto gli occhi di tutti, il cambio era uguale: 1936 (che mi ricordo perché è la data di nascita di mio nonno, e anche quella di Berlusconi, che però non è mio nonno),27.
Quel panino che costava 1.200 lire era andato a 60 cent. 
Era stata una conversione pulita, anzi la paninara l’aveva pure arrotondata per difetto, sessanta invece di sessantadue centesimi [ti avrà messo una fetta di prosciutto in meno].
Mi ricordo che in quel periodo, l’allora Governo Berlusconi aveva mandato a casa di tutte le famiglie italiane una simpatica calcolatrice per fare la conversione, al tempo si ragionava tutti in lire.
Le conversioni al supermercato erano corrette, precise, tutti i prezzi erano sotto l’attento controllo dell’italiano, abituato a fregare, e sospettoso su tutto dunque.
I primi mesi passarono, e finita la forte attenzione alla conversione, gli abili commercianti, coscienti che i clienti avevano ancora nei ricordi i prezzi in lire hanno cominciato a gonfiare, lentamente, i prezzi [io me ne ero accorto, l’avevo detto io].
Secondo alcune statistiche pare che un lento e graduale aumento dei prezzi, non venga percepito dal consumatore, il quale, molto spesso ignaro di tutto veniva abilmente reso felice con sconti e promozioni, tali appunto a nascondere il graduale aumento.
Fatto sta che dieci anni dopo, contando su un’inflazione lenta e graduale, i prezzi sono arrivati al recriminato 1€=1000lire che tanto facile veniva da calcolare, e la cui componente psicologica aveva raggirato con il 0,99: meno che uno intero, meno che mille intere [beh, ma un euro non sono mille lire? Mi confondi..].
L’abile commerciante, il produttore, e chiunque avesse possibilità di accedere al magico regno dei prezzi, ha dunque sfruttato la facile leva psicologica, buttandosi a braccia aperte sul facile guadagno di breve periodo.
Si sa, finchè le cose vanno bene, tutto tace: siamo fatti così in Italia.
Iniziamo a parlare non appena i consumi si bloccano, non appena la domanda cala, magari a fronte di una crisi globale, a nuove tasse, ad un minore potere d’acquisto che s’era già corroso con il tempo.
Il video suddetto invece, ci mostra come ci siano state situazioni (in primis la Germania) dove i prezzi sono rimasti pressoché invariati da prima del cambio, magari per la paura tedesca verso l’inflazione, magari per un impegno sociale o uno sguardo profittevole di lungo periodo. In questi casi, il PIL è sceso durante la crisi, ma è riuscito a rialzarsi velocemente, perché il potere d’acquisto è rimasto intatto, non si è corroso.
Magari è solo un caso, uno dei tanti perché, però quel che raccolgo da queste riflessioni a voce alta, è che il gioco nel breve periodo non paga, nemmeno in questo caso.
Coloro che si sono fatti prendere da facili rincari possono essere incriminati come una delle cause dell’attuale abbattimento dei consumi, e come dice un vecchio proverbio: chi  è causa del suo mal, non pianga se stesso.
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Questa sera volevo analizzare un fenomeno che sta facendo impazzire l’Università degli Studi di Parma, magari più gli studenti che l’università stessa, dopo aver fatto impazzire a loro volta diversi atenei in giro per il mondo.
Si chiama Spotted [e grazie, c’era già scritto sul titolo]!
Spotted deriva dall’inglese “avvistato” ed in sintesi è una pagina Facebook per mezzo della quale è possibile postare determinate considerazioni in maniera anonima.
Le istruzioni, messe bene in vista dalla pagina sono semplici: occorre scrivere un messaggio privato alla pagina stessa in cui indicare il luogo o la facoltà di riferimento (per avere una certa precisione nel messaggio) ed il testo che si vuole inviare [e fin qui sono a prova di scemo insomma].
Sarà poi la pagina stessa (o perlomeno, l’amministratore, che tiene l’anonimato) a pubblicare il messaggio, che sarà poi visualizzato ed opportunamente commentato dai fan della pagina [quindi poi tutti possono mettere il mi piace alle mie uscite?].
Il meccanismo dunque è semplice, ora vediamo di capire cosa implica e il perché di questo straordinario successo: oltre 6.000 fan in meno di 5 giorni, con un tasso di crescita di quasi un like nuovo al minuto [quindi c’è gente che mette mi piace anche di notte, wow!].

Confessioni d’amore

Al primo posto ci sono loro, come sempre tutto si fa per amore, o banalmente per attrazione [centra qualcosa il pdf che tira più di un file word?], e in un mondo in cui si cerca sempre più il primo contatto restando dietro un monitor, l’idea di abbozzare una prima mossa pure in anonimato è vista come un’opportunità da non perdere [un altro modo per provarci insomma].
Sono già uscite le debite critiche per la mancanza di personalità dei giovani d’oggi, dita  puntate verso uomini non degni del loro nome, ma come ci insegna il caro Hitch [Will Smith in quel film in cui fa il figo che rimorchia tutte?], molto spesso la paura della figuraccia e l’imbarazzo bloccano l’effetto testosterone.

Prese in giro

Ovviamente quando si può agire con l’anonimato (e qui ce lo insegna Bart da sempre) è immediato lo sfottò, che può attingere sia alle confessioni di cui sopra, sia a cause di diversa natura [posso anche dire segreti vendicandomi di certe persone?].

L’effetto social

Un’altra causa di questo inarrestabile successo è la piattaforma, accessibile in ogni luogo e in ogni momento e il connesso effetto virale del tutto [Facebook è la gallina dalle uova d’oro insomma].
Il commento facile, il tag all’amico presunto oggetto del messaggio ed il gioco di like e strette d’amicizia hanno fatto crescere la pagina in maniera virtuosa, rendendo il tutto irresistibile ai più.
Un nuovo modo per interagire, o meglio per iniziare un’interazione e aumentare il proprio network, far sbocciare nuovi amori, o semplicemente farsi una risata!
Ora da qui potrebbero nascere nuove implicazioni di carattere psicologico, di marketing (defezione professionale) o di altro genere, sta di fatto che il ritmo dei partecipanti è altissimo e nessuno pare resistere a cavalcare l’onda di spotted [quanto durerà poi, è un altro bel paio di maniche].
Dall’altro lato però, attenti a chi guardate e ricordate cosa indossate, magari la persona oggetto di quel messaggio, potreste essere proprio voi [ehi tu, ragazzo dal maglione nero, sei davvero irresistibile].

Se volete c’è pure il video che ne parla!


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Visto che siamo prossimi al week-end, vi racconto di un’esperienza che ho fatto qualche giorno fa, e che oltre ad avermi regalato piacere e relax, mi ha insegnato molte cose: il trattamento Darphin presso la farmacia Ciato!

Mi rivolgo sopratutto a quella parte di pubblico maschile abituata a trattare la propria pelle in maniera uguale ed omogenea, senza sapere che la pelle del corpo: non è sempre la stessa!
Le ragazze sono più avanti in questi aspetti, anche se non ce lo mostrano e ricordano ogni giorno, hanno una sensibilità ed una consapevolezza maggiore per questi dettagli, tanto da lasciare noi maschietti all’età della pietra.
L’insegnamento mi è stato dato da un’inviata di Darphin (nota azienda francese nel campo della cosmesi) che durante l’esperienza di cui in seguito, mi ha illustrato come il trattamento della pelle del viso debba essere diverso da quello del resto del corpo, in quanto la stessa pelle è diversa.













Teatro del trattamento è stata la Farmacia Ciato di Padova, che ha accolto me ed altre due blogger per fornire un trattamento Darphin riservato ai clienti della farmacia, come coccole per la propria pelle.

Dopo una breve intro sull’azienda, sull’innovativo approccio con cui il fondatore Pierre Darphin, esperto fisioterapista con una profonda conoscenza della pelle, avesse sviluppato queste creme nella Parigi degli anni ’60, ha iniziato il trattamento spiegandomi cosa avrei dovuto fare per mantenere una bella pelle sul viso.

Innanzitutto lo scrubbing:
almeno una volta alla settimana, in funzione del proprio tipo di pelle, per eliminare punti neri ed aprire i pori. Non occorre esagerare, in quanto se si secca troppo la pelle, essa per rimanere idrata ricorrerà alle forze speciali: i brufoli!



Dopodiché l’olio essenziale: deve entrare in profondità e stimolare il riciclo delle cellule del viso: più queste hanno una rotazione elevata, più la pelle diventa bella e luminosa.
Maschera e crema, al fine di ammorbidire e rendere luminosa la pelle, con un massaggio adeguato al tipo di prodotto utilizzato.



Alzato dal lettino, mi sono sentito visivamente più luminoso (quelli attorno a me han dovuto indossare gli occhiali da sole per i primi dieci minuti) e più elastico!
Sintomo che una cura più attenta e costante della propria pelle sia qualcosa da incoraggiare, ed un tabù da sdoganare anche per i maschietti!

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Oggi lascio la tastiera di Siro Industry a Marco Andreotti (@amar_cotti), caro amico, ma soprattutto mente attenta, riflessiva e acuta. Le sue materie sono Amministrazione Finanza e Controllo, ma oggi per noi ci racconta come ha vissuto l’evento Pillole di Futuro (ve lo ricordate?) organizzato presso l’Università Cà Foscari di Venezia. Lascio a lui la parola (pardon, tastiera).

“Avere qualcosa da raccontare, oggi, è fin troppo facile.”
Saperlo raccontare, e rendere partecipe una platea interattiva e con interessi e formazione dei più disparati, non è da tutti.
Proprio per questo #pilloledifuturo vuole arrivare al cuore e al cervello degli active listeners senza troppi mezzi termini.

Ieri sera (19 febbraio ndr), finalmente, sono riuscito a partecipare al terzo appuntamento di questo format, partito dalle teste e dalle strade della mia città natale, Rovigo e arrivato fino alle calli e ai canali di Venezia grazie all’abile organizzazione in loco del MarketersClub e qui, grazie a

Vi pongo le mie umili impressioni, opportunamente pompate da un ottimo aperitivo con bollicine e appetizers di ottima qualità.

Il background di libera condivisione di conoscenze ed esperienze, tratto distintivo di #pilloledifuturo permette di scoprire storie appassionanti quali, solo per citarne alcune, la sfida del social intrapresa e ampiamente vinta da una banca per catturare l’utenza 2.0 o, in tutt’altro campo, la rivoluzione editoriale messa in campo da 20lin.es che da un lato raccoglie tante menti letterarie inespresse e dall’altro sta portando ad innovazioni radicali nella didattica, con sperimentazioni sempre più diffuse e soddisfacenti.

Il vero fil rouge che ha collegato tutti gli interventi è stato il ‘divertimento‘ nel fare il proprio lavoro, e soprattutto il divertirsi nel farlo fatto bene, anche meglio di quanto il cliente si aspetti.

E’ proprio la passione, accompagnata a una buona dose di tenacia, la chiave di volta delle esperienze più coinvolgenti messe in gioco ieri sera.

Quella passione che porta a compiere innumerevoli spostamenti e traslochi pur di arrivare a fare il lavoro dei propri sogni nell’esatto modo in cui lo si era immaginato e senza mai perdere le proprie radici; la stessa tenacia che di fronte a numerosi tentativi falliti nei campi più disparati porta un designer sognatore a rivoluzionare lo shopping online!

La pillola più preziosa, la perla dell’evento sta nella sua natura:pilloledifuturo è un’imperdibile occasione di networking di idee, progetti presenti e futuri.
Proprio da simili meltin’ pot si possono raggiungere orizzonti di innovazione integrata ancora inesplorati, anche in campi dove l’innovazione può sembrare irrealizzabile.

Proprio questi campi di rigidità sono spesso poco avvezzi alla digitalizzazione dei saperi: qui sorge una crepa nei contenuti presentati ieri, la focalizzazione prettamente tecnologica delle idee può disincentivare l’integrazione delle idee più tradizionaliste.

Sta qui il futuro obiettivo di pillole: creare una perfetta osmosi tra il mondo meno digitale e quello già ampiamente presente negli speech presentati.

Sono intervenuti:

– Alessandro Biggi di 20lin.es
– Ilaria Papparella @tecnoverdesrl
– Luca Schibuola di Banca Ifis
– Nicolò Ghibellini (www.avvghibellini.com)
– Laura Bortoloni @laurabortoloni
–  XY Resize (www.xyresize.it)
– Chiara Perin di Donatella SRL
– Filippo Tognola di MindThePlace
– Federico Menetto @MenettoF

Ringrazio Marco Andreotti per gli ottimi spunti che ha voluto condividere qui con noi, davvero entusiasta! 

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Torniamo a parlare di Lavoro [parlare e basta però eh].
Ne avevamo discusso qualche tempo fa in un’ottica molto ampia, ed in molti avete condiviso (con molto piacere) la mia idea, e dalle successive riflessioni sono uscite altre, ampie, considerazioni.

Tuttavia, oggi volevo guardare avanti ed approfondire cosa vorrà dire lavoro in futuro [il post finisce qui].

Leggendo riviste ed articoli accademici (non ne ho le fonti, erano cartacei presi qua e là, ma trust me) l’immaginario è quello che in futuro andranno scomparendo le bandiere delle aziende: ossia coloro che entrati appena sputati fuori dalle superiori/università, coltivati e cresciuti a suon di fotocopie e riunioni, hanno raggiunto i piani alti della società (o perlomeno si sono mossi dal seminterrato) [ora sono sul tetto a sistemare le antenne].

Comunque sia, come già hanno intuito gli appassionati di calcio, il punto fondamentale è che le bandiere non esistono/esisteranno più.

Questo è un punto fondamentale nella storia e nel mondo del lavoro, perché ha un sacco di implicazioni, sia per i neo arrivati in questo ambiente, che per chi già ci bazzicava da anni.

Il futuro infatti (se non già presente in alcune realtà) vedrà aumentare il numero di figure professionali individuali, o gruppi di essi (si veda gli studi associati/work team) che lavorano all’interno di aziende, ma mantenendo comunque una propria, forte, individualità, esercitando anche consulenza esterna [ma le ore al giorno rimangono 24?].

Si parla quindi, di personal branding.

Le nuove tecnologie, la rete, la lenta e inarrestabile riforma del mercato del lavoro che sta spostando la mentalità del lavoro verso una visione più americana e meno europeista, sta mettendo in gioco nuove regole e nuove sfide, che per coloro che hanno uno spirito ambizioso non posso essere messe in secondo piano [a me andavano bene scrivania, caffè e fatture però].

Head-hunter da un lato, ed un sempre più complicato lavoro di HR (risorse umane) dall’altro, saranno le cornici tra cui CV digitali aggiornati all’istante creeranno nuove figure, forti, cosmopolite e, si spera, competenti.

Iniziamo dunque ad abbandonare l’idea di trovare un lavoro come il padre, il posto fisso, ma vediamo la nuova sfida che ci aspetta in un’ottica più motivante, flessibile e aperta al nuovo [an, quindi te stai con Monti e quella gente lì che dice che il posto fisso è noioso? Ma vattene …].

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Mi conoscete bene [partenza allo sbaraglio oggi], e sapete che raramente scrivo qualcosa legato a temi della politica, in quanto ho sempre trovato il politichese una lingua difficile, liquorosa, a tratti forse un po’ viscida, quasi come il serpentese per quelli che avessero letto i lavori della Rowling [ecco, lo sapevo, ora parte con la pezza politica].

In ogni caso, in vista delle prossime elezioni, volevo scrivere giusto due righe, un po’ per rimanere sul pezzo ed un po’ per darvi il mio disinteressato punto di vista (anche i blogger hanno il loro) e per prepararsi alle elezioni politiche [e ti pareva: adesso non basta più che ti dicano come vestirti, ma anche cosa votare!].

Fino a poco tempo fa, sarà stata l’età non troppo matura, altri interessi per la testa, ma l’atteggiamento verso la politica era appunto difensivo: ci si informava sì, ma distrattamente, un po’ come hobby: sempre le stesse facce, grosse, con la pelle grassa, ritoccati chirurgicamente da un lato, visibilmente trascurati dall’altro [provo ad indovinare a chi ti riferisci].

Poi è successo qualcosa: se siete stati attenti, con l’arrivo di Monti al governo, hanno iniziato a muoversi/accentuarsi alcune interessanti novità [Berlusconi ha comprato Balotelli, parlo di questo vero?].
Come quando improvvisamente, in una città iniziano ad aprirsi alcuni locali e attività in certe vie un po’ dimenticate, e quindi si riscoprono quartieri e zone un po’ dimenticati.

Va da sé, che tra la lista Civica che prende piede, il Movimento 5 Stelle che non è più visto con il binocolo da pochi ideologisti alternativi, e nuove figure quali Giannino e Boldrin su tutti che vanno a mettere in piedi il dream team con Fare, l’interesse per il panorama politico inizia a farsi vivo [sentiamo].

Già Renzi aveva dato un bello scossone con una campagna per le primarie fresca, digitale, fatta di nuove idee e un dinamismo che la sinistra aveva un po’ dimenticato. Ma anche li, conosciamo tutti l’epilogo.

Finito questo breve cappello [abbiamo concezioni ben diverse del breve caro mio], volevo fare il punto (riprendendo anche quanto scritto nel numero di GQ Italia di Febbraio) per tentare di illustrarvi il posizionamento che vedo nelle liste in lizza per una sedia al governo (scrivo le maggiori/quelle che hanno un posizionamento nella mia testa) [vuol dire che non metti il partivo del Lov di +Rudy Bandiera ?]
Inizio, e vado in ordine alfabetico eh.

Fare

Chiunque sappia che avanzo primario e secondario non sono il resto di un pranzo da buttare nell’immondizia, sarà solleticato dalle proposte di questo movimento.
Ne fanno parte economisti italiani provenienti da diverse parti del mondo, arrivano di gran carriera con dati, numeri, prospect, ed un seguito universitario/di addetti ai lavori consapevoli [Aspetta, parli di Giannino, quello vestito da hipster giusto?].

Lega Nord

Sono più di dieci anni che ruotano attorno a devolution e federalismo fiscale, hanno avuto i loro scandali, matrimoni e divorzi vari. Tra le righe vantano persone che nessuno vorrebbe come vicino di casa, e ideologie radicate in territori e tradizioni. Per nostalgici e nuovi leghisti, appunto [e per tutti coloro che amano il verde aggiungerei].

Movimento 5 Stelle

Rivoluzionario, dinamico, digitale: porta con sé aspetti positivi e negativi di questi tre aggettivi.
Ho ascoltato Grillo parlare in piazza, con lui persone preparate, uno spiccato senso di internazionalità e digital. Per i giovani e non che si sono stancati di aspettare e vogliono tornare ad parlare di politica, passionevoli e parte di una comunità. Un po’ quello a cui a cui ha rinunciato il pd durante le primarie forse [da un politico diventato comico uscente, ad un comico diventato politico entrate, vorresti dirmi questo?].

PD

Prendiamo l’ala di sinistra e centro sinistra d’Italia: ci mettiamo dentro i giovani appassionati, tra cultura, solidarietà verso il prossimo e tutela dei più deboli, fino ai nonni cresciuti a pane, vino, mortadella e feste della comunità. Eterogeneo al suo interno, ha preferito l’esperienza alla freschezza [però dai, non è vero che Bersani assomiglia a Gargamella].

PDL

Sarà colpa di Mr. B, di quello che ho visto in questi anni, ma quando leggo queste tre lettere (non me ne vogliano i suoi sostenitori) vedo: un burattinaio che orchestra da dietro le quinte cercando di perseguire interessi privati. Non trovo meritocrazia, ma ci vedo quell’atteggiamento pro favoritismi (parlo a livello nazionale) e gossiparo che hanno voluto far trasparire (nolenti o volenti) negli ultimi anni [qui però devi ammetterlo, è tutta colpa della magistratura, dei comunisti, della stampa e di un complotto intergalattico].

Rivoluzione Civile

Legalità e rispetto della legge. Principi basilari per ogni partito e per una civiltà moderna.
Un posizionamento preciso, anche se con un far parlare di sé poco sviluppato al di fuori delle obiezioni del caso Ingroia. Per coloro che vedono, in tutto il resto, ladri e furbi [ma c’entra anche Di Pietro?].

Scelta Civica

Moderata, conservatrice, europea.
Tutto ruota attorno a Monti che ha smesso di fare il Monti e ha iniziato a girare un po’ a destra e a manca sia per modi di fare, sia per quanto detto. Ha perso molto il proprio posizionamento, anche se riserva una forte credibilità da un lato, ed un’alta antipatia dall’altro. Per quelli che, occorre un po’ di ordine e rigore per ripartire, e non escono mai di casa senza la propria agenda [e poi Fabri Fibra nell’ultima canzone l’ha messo dentro, figo Monti via, Monti via].

Un panorama frastagliato, ma movimentato, ricco di colpi di scena e di nuovi aggiornamenti.
Questa politica inizia ad interessare l’italiano medio che magari (dico magari) inizia a cambiare canale quando inizia Beautiful per e cerca un approfondimento sul tema, o si abitua a leggere di più la stampa o il web [già, io ieri ho pure visto un unicorno tagliarmi la strada].

E voi, avete già fatto la vostra scelta?

PS la cosa più divertente di questo post è stata cercare le foto di Berlusconi sul web

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