— Siro Industry

Archive
April, 2013 Monthly archive

C’è una cosa che sai fare bene?
Una passione che vorresti diventasse professione, o comunque un modo per arrotondare o far su quei famosi soldi per partire d’estate?

Bene, questo post fa per te: ti consiglio un paio di piattaforme online che stanno avendo un forte boom negli ultimi tempi poiché  permettono di mettere in gioco il tuo potenziale e creare il tuo business, da casa!

I motivi di questo post sono diversi dunque: dal voler mostrare che internet non è un posto esclusivo per addetti al settore o smanettoni fancazzisti, ma che si può anche fare un proprio business in pochi passi, allo spronare per mettersi in gioco, perché rimango sempre sbalordito di come tante persone abbiano talenti eccezionali, ma che spesso tengono per sè in quanto timidi o poco fiduciosi delle proprie capacità.

I due servizi che vi permetteranno di scendere in campo sono rispettivamente Etsy e People Per Hour.

Read More

Siamo uno stato morto, l’ho intitolato così, e devo ammetterlo che lo sto pensando veramente.
Mi dispiace tanto per quella minoranza che crea innovazione ed eccellenza, è riconosciuta all’estero e funziona, ma purtroppo i numeri parlano diversamente (si veda confronti dati PIL e report Ocse), e con essi, un intero sistema mostra uno stato, appunto, morto.

È un’idea che ricamo in testa da un po’, e che è l’inevitabile conclusione che si evince ragionando su alcuni aspetti (i pochi di cui sono a conoscenza, figuratevi se ne sapessi di più).

Cercherò di definire questi punti tra un attimo, ed intanto vi racconto due righe sul mio pensiero originale, e su come tutto ciò agisce sui neolaureati attuali e su (credo) i potenziali investitori esteri.
Fino a qualche tempo fa, sognavo di diventare un uomo di marketing di successo, un brand manager, di un marchio italiano: vivere in Italia.

Di tutti coloro che mi chiedevano cosa avessi voluto fare da grande, su una cosa ero certo, volevo vivere in Italia: a volte fantasticavo con la mia dolce metà sulla città in cui ci sarebbe piaciuto vivere: stare in Veneto in una romantica Verona, una tranquilla ma elitaria Treviso, oppure spostarsi sul fronte occidentale verso la cosmopolita Milano?
Questi erano un po’ i pensieri che mi toccavano, ma non per mancanza di scelta, di dire non conosco nulla dell’estero (beh, magari un po’ si) ma principalmente perché ho sempre ritenuto che l’italianità, ed il Made in Italy, fossero elementi di garanzia di benessere fisico, morale, oltre che economico.

Nell’ultimo anno non vedo l’ora di passare il confine.

Read More

Ieri (10 Aprile 2013) sono stato a Milano dove, in concomitanza con il Salone del Mobile 2013, Pal Zileri ha organizzato in collaborazione con Bang & Olufsen e Hosoo un evento a cui ho avuto modo di partecipare, e del quale provo a riportare qualche spunto uscito durante la tavola rotonda organizzata in occasione dell’evento.

Tema principe e di connessione tra le tre aziende organizzatrici l’Artigianato.
Il titolo dell’evento infatti era Craftsmanship Beyond Belief

La location era lo Showroom di Pal Zileri, e l’allestimento dava ampio respiro alla percezione dei tre brand presenti, sia attraverso le parole, sia attraverso dettagli di prodotti esposti ad hoc per l’occasione.

Durante la tavola rotonda sono emersi diversi punti di riflessione, che provo a riportarvi per relatore, attraverso la sapiente moderazione di Leonardo Buzzavo (Docente di Strategia d’impresa e imprenditorialità presso l’Università Cà Foscari di Venezia) che oltre a cogliere le peculiarità delle singole aziende con il tema comune, ha saputo costruire un filo logico davvero acuto tra le diverse realtà espositrici, partendo proprio dalla considerazione che ci si trovasse di fronte a brand che puntano su innovazione e tradizione attraverso la semplicità.

Read More

Shanghai, un successo economico e sociale che sta conquistando il mondo!

Non sono in pochi a vederla come terra promessa, punto di svolta in un’economia mondiale che arranca.
La Cina stessa, sotto molti aspetti che non sto qui a riportarvi/elencarvi (li sapete meglio di me), è emersa sia a livello economico, che culturale, riportando in voga un sistema che già nel passato era stato tra i più floridi al mondo.
In molti iniziano a vedere la lingua e la cultura cinese come un’importante meta per il futuro, tant’è che se si dovesse pensare ai prossimi vent’anni, ci si immagina il ruolo del gigante rosso come il leader economico di un globo instabile e fortemente stravolto dopo la recente crisi.
I numeri gli danno ragione, le politiche ancora chiuse stanno iniziando a dare spazio anche all’uomo, e quella che era vista solamente come nazione operaia, inizia a consumare, divertirsi e creare spettacolo.
In molti iniziano a battezzare Shanghai come la nuova New York (The New New York, ricordate Futurama?).
Quello che mi sento (e azzardo) di condividere con voi, è che nonostante tutto il fascino della cultura asiatica, dell’innovazione e del business asiatico, secondo me, ciò non accadrà.
New York e gli United States rimarranno la terra promessa (non ne sono certo per capitale economica).
Cina, Brasile, India, Russia, e metteteci anche Australia e qualche altra nazione asiatica, non riusciranno a togliere con facilità agli USA l’attuale posizionamento nella testa delle persone.
Sapete perché?
Perché tutto ciò è il frutto di un investimento straordinario di pubblicità che volente o nolente, gli States si sono fatti nel corso degli anni. Il tutto ha un nome ben preciso, e si chiama Cinema.
Avete letto bene sì, il cinema, e con esso tutte le serie tv, sono il più grande ambasciatore alla cultura che una nazione possa desiderare: arrivano dritti nel cuore di tutti, nelle risate, nei salotti, e rivelano loro una civiltà (magari a volte pure enfatizzata) in cui la stragrande maggioranza delle persone si proietta, conosce, e desidera.
Ci hanno provato i giapponesi qualche tempo fa, i manga e qualche film per tentare di smuovere le importazioni di capitale umano, l’India con Bollywood, ma niente da fare: l’industria cinematografica americana (insieme anche a quella terziaria) sono state un driver per fissare nella mente delle persone un’immagine precisa, chiara, felice, e difficile da spodestare.
Per quello molto spesso sono tentato a credere (magari ottusamente) che New York, sia la nuova New York, again.
Voi che ne pensate? Come ipotizzate gli spostamenti migratori futuri?
Magari ne discuteremo tra qualche anno, davanti al porto di Shanghai 😉
Read More