Shanghai, un successo economico e sociale che sta conquistando il mondo!
Non sono in pochi a vederla come terra promessa, punto di svolta in un’economia mondiale che arranca.
La Cina stessa, sotto molti aspetti che non sto qui a riportarvi/elencarvi (li sapete meglio di me), è emersa sia a livello economico, che culturale, riportando in voga un sistema che già nel passato era stato tra i più floridi al mondo.
In molti iniziano a vedere la lingua e la cultura cinese come un’importante meta per il futuro, tant’è che se si dovesse pensare ai prossimi vent’anni, ci si immagina il ruolo del gigante rosso come il leader economico di un globo instabile e fortemente stravolto dopo la recente crisi.
I numeri gli danno ragione, le politiche ancora chiuse stanno iniziando a dare spazio anche all’uomo, e quella che era vista solamente come nazione operaia, inizia a consumare, divertirsi e creare spettacolo.
In molti iniziano a battezzare Shanghai come la nuova New York (The New New York, ricordate Futurama?).
Quello che mi sento (e azzardo) di condividere con voi, è che nonostante tutto il fascino della cultura asiatica, dell’innovazione e del business asiatico, secondo me,
ciò non accadrà.
New York e gli United States rimarranno la terra promessa (non ne sono certo per capitale economica).
Cina, Brasile, India, Russia, e metteteci anche Australia e qualche altra nazione asiatica, non riusciranno a togliere con facilità agli USA l’attuale posizionamento nella testa delle persone.
Sapete perché?
Perché tutto ciò è il frutto di un investimento straordinario di pubblicità che volente o nolente, gli States si sono fatti nel corso degli anni. Il tutto ha un nome ben preciso, e si chiama Cinema.
Avete letto bene sì, il cinema, e con esso tutte le serie tv, sono il più grande ambasciatore alla cultura che una nazione possa desiderare: arrivano dritti nel cuore di tutti, nelle risate, nei salotti, e rivelano loro una civiltà (magari a volte pure enfatizzata) in cui la stragrande maggioranza delle persone si proietta, conosce, e desidera.
Ci hanno provato i giapponesi qualche tempo fa, i manga e qualche film per tentare di smuovere le importazioni di capitale umano, l’India con Bollywood, ma niente da fare: l’industria cinematografica americana (insieme anche a quella terziaria) sono state un driver per fissare nella mente delle persone un’immagine precisa, chiara, felice, e difficile da spodestare.
Per quello molto spesso sono tentato a credere (magari ottusamente) che New York, sia la nuova New York, again.
Voi che ne pensate? Come ipotizzate gli spostamenti migratori futuri?
Magari ne discuteremo tra qualche anno, davanti al porto di Shanghai 😉
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