A fine anno oltre ai buoni propositi, al chiudere i mastrini per il bilancio dell’anno che si sta chiudendo, occorre anche interrogarsi su quali saranno i trend futuri e le innovazioni che ci riserva l’anno venturo.
Ho letto qualche articolo a riguardo, dal The Economist (l’app available gratuitamente per smartphone è illuminante) all’immancabile numero di Wired di fine anno(sito web compreso, non si fanno sconti), intrufolato nelle più disparate discussioni di Linkedin e Google+ al fine di intuire le figate più papapili per cercare di capire in che direzione investire le mance natalizie, ma soprattutto, per poter fare il brillante nelle discussioni in seconda serata (motore dell’universo).
Oggi vorrei fare un approfondimento su quella che secondo me, e non solo a quanto leggo, sarà la vera bomba del promossimo/i anno/i, al primo posto infatti, metto tra i trend futuri: la Stampante 3D.
Avete presente quando per la prima volta avevate visto al cinema/tv Small Soldiers e vi eravate gasati nel vedere costruire con un raggio laser i protagonisti del film? Avevate pensato: “Chissà se in futuro potrò farlo anch’io” (beh, io avevo pensato così si: farmi un bell’esercito e divertirmi un po’).
Comunque sia, pare che quel momento sia arrivato: la Stampante 3D per uso domestico sta per essere lanciata sul mercato. Ovviamente era già presente, ma mi capite bene che costava tanti, ma tanti soldi.
Ora invece, pare che grazie a nuove tecnologie, tra cui Arduino a cui andrebbe aperta una parentesi ad-hoc, il costo per portarsi a casa una 3D Printer si sia notevolmente ridotto.
Si parla ancora di uno/due migliaia di euro, ma si ipotizza che prossimamente tutto ciò possa essere realtà.
Ok, ma a che ci serve?
La Stampante 3D sarà la chiave di volta per rivoluzionare l’intero sistema consumistico nel quale viviamo. Con essa infatti, sarà possibile creare dal nulla oggetti disegnati personalmente da ognuno di noi o scaricati dalla rete (detta in soldoni).
Il modo di interpretare il design, l’arte, ed il consumismo stesso nel suo essere più ampio, saranno radicalmente cambiati.
Pensate alle potenzialità nel poter creare un idea, un intuizione, e farla diventare tridimensionale, reale, touchable.
Ma questo non è l’unico modo. Anzi, forse è il più superfluo.
Altri studi dimostrano che grazie alle Stampanti 3D applicate a scienze ed a settori diversi si potranno creare vene, organi, parti dell’organismo umano, fino a replicare elementi esistenti in natura, per provare a risolvere uno tra i problemi più difficili di sempre: la fame nel mondo.
Dal salotto di casa al globale, e direttamente al vertice dei Trend futuri: la Stampante 3D sarà l’oggetto che più di tutti ci poterà in una nuova era, in cui occorrerà intuire nuovi modelli e schemi interpretativi per riuscire a implementare al meglio nuove soluzioni in un sistema vecchio.
Ma noi siamo ottimisti, e d’altronde, come non esserlo?
Read MoreQuest’anno facciamo sul serio.
Arrivato il momento di pensare i nuovi propositi per il 2013, noi ve li facciamo mettere nero su bianco!
Raccontateci cosa volete possa diventare più evidente nella vostra vita con il nuovo anno!
Ready to enjoy?
I più originali diventeranno i nuovi Propositi Ufficiali Siro Industry 2013,
e vedremo chi riuscirà a metterli in atto!
Il contest è aperto! E vale fino al 31/12/2012, Maya permettendo!
Read MoreFinalmente la tecnologia sta iniziando ad avvicinarsi anche alla grande distribuzione, ossia ai supermercati, superstore, ipermercati.
Oggi vi racconto della mia shop experience presso il Conad di viale Piacenza, a Parma, dove proprio in questi giorni è stata resa disponibile una modalità di spesa nuova e particolarmente interessante.
Come in molti altri supermarket, era già presente un sistema di Spesa&Vai che permetteva ai possessori della carta fedeltà di effettuare la spesa con un terminale con cui si poteva segnare i prodotti una volta presi dallo scaffale, metterli direttamente in busta, ed infine passare per la cassa privilegiata senza bisogno di disporli sul rullo trasportatore.
Read MoreDolcevita, neve fuori, mancherebbe solo il buon vecchio camino ed un calice di vino per ricreare un atmosfera di quelle stereotipate per l’inverno. Nonostante ciò, oggi vorrei portare alla luce un fatto, un’idea, alla quale tengo molto, nonostante non sempre possa essere considerata da tutti positiva.
Tutto credo parta dalle lezioni di inglese alle superiori, quando la professoressa, fatti 20 gli alunni nella classe, dedicava ben oltre il 60% del proprio tempo per aiutare coloro che non si applicavano, non interagivano, ed erano palesemente disinteressati alla materia, a fronte del raggiungimento del caro 6 politico.
Doppie interrogazioni, recuperi, ed altro tempo utilizzato per portare avanti la carrozza finale, piuttosto che per dar carbone alla motrice.
Da lì poi si è diramato nelle altre materie, ovvio, anche se all’università è sembrato che l’idea di dobbiamo far passare tutti così tanti si iscrivono al nostro istituto e noi abbiamo più fondi dallo Stato, avesse lasciato il passo ad una chiara meritocrazia sul passa chi è preparato, per ripetere ci sono i ricevimenti.
Con questa filosofia dunque, una certa mediocrità che accompagna il sistema istruttivo sembrava essere passata, ed un trattamento equo pareva raggiunto.
Ora però, osservando l’evoluzione del web, degli smartphone, della cultura verso la lingua estera, l’inglese, ad altre situazioni del facciamo andare avanti tutti, appassionatamente, sto tornando a riflettere sulla questione.
La domanda è, dunque:
fino a che punto l’essere solidali con gli altri può essere tollerato al costo di perdere in progressione ed evoluzione?
Pare brutale come domanda, però pensata a fondo, non lo è poi così tanto.
Pensiamo a tre esempi:
- coloro che negli anni passati sono riusciti ad avere titoli/diplomi tramite questi usi ed ora ricoprono cariche importanti e di responsabilità, tappando il posto a giovani brillanti e facendo scelte mediocri e opinabili
- coloro che non hanno mai subito una bocciatura, e sono cresciuti con l’idea che tanto, in qualche modo, alla fine andrà sempre tutto bene
- coloro che sono talmente sicuri che ci sia qualcuno disposto e pronto ad aiutarli tanto da non fare alcun tipo di ricerca personale ma domandare a terzi
Il problema a mio avviso, sta nel fatto che se un soggetto non è bravo nel fare una cosa, non bisogna a tutti i costi fargli credere che lo sia, bensì è indispensabile che egli capisca che magari non ha talento verso quel tema, materia, attitudine, e che quindi per arrivare a livelli sufficienti dovrà impegnarsi molto di più.
A maggior ragione questo gli darà la forza per ricercare il proprio talento in altri settori, dove potrà, diversamente, eccellere.
Così facendo dunque, dando carbone alle motrici, si potrà puntare ad eccellenze future in determinati campi, settori, temi, e ad avere ottimi risultati di cui tutti potranno giovare.
Così nella vita, come nel teatro quindi, un primo applauso per l’impegno a fine spettacolo va fatto, ed è un segno di rispetto, ma al tempo stesso, alla ricomparsa del cast, il livello di congratulazioni dovrà essere in proporzione all’effettivo livello del rappresentato, in modo da far capire qualora non sia piaciuto, se occorra migliorare, e dare spunti per farlo.
Sono convinto quindi, che per uscire da uno stato di mediocrità, che ammazza il paese, agevola gli ultimi e fa scappare i primi, occorra attuare qualche bocciatura in più, ed aumentare la consapevolezza dei propri mezzi e dei propri talenti: laddove c’è una porta, e vogliono passare tutti, alla fine non entrerà neppure chi ha le chiavi.
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