— Siro Industry

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December, 2012 Monthly archive

Buonasera a tutti, manca davvero poco al Santo Natale, ed oggi differentemente agli altri anni, non mi limiterò a farvi gli auguri per le feste, bensì andrò oltre.
Vi parlerò dei regali.
Quello che molti non colgono, spero una stretta minoranza anche se di anno in anno mi ricredo sempre più, è che nel regalo non è importante l’oggetto, il valore economico, il pacchetto, o la marca del bene.
La cosa che è veramente importante nel regalo, e che è condizione necessaria, se non sufficiente in molti casi della buona riuscita della sorpresa, è la capacità dell’ascolto passivo e attento dei bisogni/desideri di chi ci circonda.

Al giorno d’oggi non ci vuole veramente niente a scoprirlo, o perlomeno ad andarci molto vicino: social network, commenti, stati, interessi, chiacchierate, basta indagare un po’, investire quei dieci minuti sul profilo online di qualcuno, ascoltare tra le righe quando parla, per capire di cosa ha bisogno/quali possano essere papabili doni.
Perché sono proprio quei dieci minuti che investite sulla sua wall, sulla telefonata al partner o agli amici il vero regalo: l’attenzione, il dono del vostro tempo nel conoscere un po’ meglio, approfondire i desideri della persona a cui vogliamo fare il dono stesso.
La cosa peggiore infatti, che da alcuni punti di vista può sembrare come l’ideona dell’anno/l’atteggiamento più positivo, è chiedere alla persona cosa vorrebbe come regalo.
Questa è la banalizzazione più assoluta della ricerca e di quanto detto sopra.
Forse questo pensiero arriva un po’ in ritardo, magari scrivendo queste righe qualche giorno/settimana fa avrei potuto salvare degli armadi da nuovi oggetti usati-una-volta-come-nuovi.
Perché non occorre spendere miliardi, entrare da Vuitton o inventarsi la follia del secolo per fare spuntare un sorriso, basta mostrare a chi ti sta di fronte che l’hai pensato, che per 5/10 minuti hai usato il tuo tempo, la tua testa e le tue risorse per pensare quale fosse il regalo più adatto alla sua persona, alle sue preferenze, ai suoi interessi, sforzando di provare a donargli, quel qualcosa che non ha ancora avuto modo di prendere, e che veramente gli serviva/voleva.
Lo so, non è affatto facile, ma se non ci riuscite, penso che offrire un bel brindisi sarà sicuramente meglio che qualche barocca cianfrusaglia presa il 24 dicembre alle 19 di sera.
Buon Natale


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“Dalla street-art al guerrilla marketing”: avrei potuto intitolarlo così questo post, e credo che si sarebbe perfettamente capito di chi andassi a parlare.

Chi abita a Padova ha imparato a conoscerlo passeggiando per la città, inizialmente incuriosito ed attratto da quei graffiti sui muri che si distinguevano per un tono di originalità e retorica protesta.
A chhi invece non ha ancora la benché minima idea sul soggetto di questo post, consiglio di dare una letta veloce a questo articolo per capire di chi andremo a parlare (evito di spiegarvelo io perché potrebbe essere alquanto imbarazzante).
Kenny Random dunque, artista di spiccata notorietà, è riuscito a creare una community attorno al proprio nome ed alle proprie opere di oltre 15k fan (fonte pagina Facebook), caratterizzati d una forte attività e passione attorno alle sue opere, tanto da contribuirne la continua ed epidermica crescita di notorietà.

Perché oggi ne parliamo? 
Non ho comprato nulla sul suo e-commerce online, sono rimasto molto spesso affascinato dalle opere incontrate tra le vie padovane (spesso mi fermavo a guardarle, cercando di dar loro un senso, senza conoscere l’autore, ma per pura attrazione verso il tratto, il segno molto distinguibile), ma di certo non mi reputo un super fan.
Fatto sta che in questi giorno ha lanciato un’idea di guerrilla marketing virale, originale e di rewarding verso la community.
In altri termini, una campagna per farsi conoscere e far parlare di sé che ha, al suo interno, tutti i canoni per essere definita una perfetta campagna di marketing moderno.
Vediamo perché.
L’iniziativa, che trovate ben raccontata su questo articolo de Il Mattino di Padova, è riassumibile dall’immagine comparsa sul suo sito internet da qualche settimana (questa sotto è quella della fanpage).
L’idea dunque è quella di mettere 32 sue tele in giro per Padova, e regalarle a chi per primo le trovi.
Il posto veniva mostrato in tempo reale tramite la fanpage di Facebook, facendo così mobilitare centinaia di fan che armati di bicicletta, monopattino, o con un buon paio di scarpe running hanno provato a raggiungere il posto (con fatica/fortuna) per primi, in modo da potersi aggiudicare una delle tanto attese tele.

Tanti like, commenti, ed innumerevole viralità del tutto. Tanta affluenza, pochi morti (scherzo) e tanta passione. Ma dal punto di vista markettaro, che lezione ricaviamo?

Strategia

Alla base di tutto c’era un piano, nulla è stato improvvisato. I luoghi, i momenti, tutto ben definito.

Focalizzazione Social Media

Le comunicazioni venivano date tramite la fanpage di Facebook, perfettamente in linea con il target giovane e smart appassionato dei propri dipinti (graffiti). Da lì ne è ritornato un aumento di fan che ovviamente è un ottimo ritorno di lungo periodo per nuove comunicazioni e per rimanere in contatto (vediamolo come una nuova forma di mailing list).

Rewarding alla Community

Premiare la propria community è uno degli aspetti che molto spesso ci si dimentica di fare e che invece rafforza il rapporto, crea fedeltà e genera passaparola. Sotto Natale poi..

Viralità

L’iniziativa originale e controcorrente ha scatenato la stampa, i blogger (me compreso) a parlare di questo fatto e della sua arte, con un innegabile ritorno di immagine.

Gamification

Una delle tendenze più forte degli ultimi anni (si pensi a Foursquare, ma anche a Zynga) è la gamification: generare un aspetto ludico per attività di marketing, che divertano il consumatore e lo rendano partecipe.

Ambiente / Turismo

Le posizioni delle tele (centro Padova) permettevano la loro rincorsa quasi esclusivamente con mezzi quali biciclette, monopattini, gambe, trattandosi di zone per la maggior parte ZTL.
Un modo dunque per far trascorrere un pomeriggio tra le vie del centro, insegnando a ritrovare il piacere della passeggiata, della scoperta, oltre ad un modo (seppur lato) di mostrare Padova da diverse angolazioni.

Spero di non essermi dimenticato niente, comunque sia, davvero un’iniziativa lodevole, quella di Andrea Coppo (è la vera identità di Kenny Random), ispirante e davvero originale.
Il successo è stato poi confermato dal numero di condivisioni, commenti e like messi in poche ore sulle foto pubblicate, oltre alla grande affluenza presso la città veneta, presa d’assalto da Random fan!

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A fine anno oltre ai buoni propositi, al chiudere i mastrini per il bilancio dell’anno che si sta chiudendo, occorre anche interrogarsi su quali saranno i trend futuri e le innovazioni che ci riserva l’anno venturo.

Ho letto qualche articolo a riguardo, dal The Economist (l’app available gratuitamente per smartphone è illuminante) all’immancabile numero di Wired di fine anno(sito web compreso, non si fanno sconti), intrufolato nelle più disparate discussioni di Linkedin e Google+ al fine di intuire le figate più papapili per cercare di capire in che direzione investire le mance natalizie, ma soprattutto, per poter fare il brillante nelle discussioni in seconda serata (motore dell’universo).

Oggi vorrei fare un approfondimento su quella che secondo me, e non solo a quanto leggo, sarà la vera bomba del promossimo/i anno/i, al primo posto infatti, metto tra i trend futuri: la Stampante 3D.

Avete presente quando per la prima volta avevate visto al cinema/tv Small Soldiers e vi eravate gasati nel vedere costruire con un raggio laser i protagonisti del film? Avevate pensato: “Chissà se in futuro potrò farlo anch’io” (beh, io avevo pensato così si: farmi un bell’esercito e divertirmi un po’).

Comunque sia, pare che quel momento sia arrivato: la Stampante 3D per uso domestico sta per essere lanciata sul mercato. Ovviamente era già presente, ma mi capite bene che costava tanti, ma tanti soldi.
Ora invece, pare che grazie a nuove tecnologie, tra cui Arduino a cui andrebbe aperta una parentesi ad-hoc, il costo per portarsi a casa una 3D Printer si sia notevolmente ridotto.

Si parla ancora di uno/due migliaia di euro, ma si ipotizza che prossimamente tutto ciò possa essere realtà.

Ok, ma a che ci serve?

La Stampante 3D sarà la chiave di volta per rivoluzionare l’intero sistema consumistico nel quale viviamo. Con essa infatti, sarà possibile creare dal nulla oggetti disegnati personalmente da ognuno di noi o scaricati dalla rete (detta in soldoni).

Il modo di interpretare il design, l’arte, ed il consumismo stesso nel suo essere più ampio, saranno radicalmente cambiati.
Pensate alle potenzialità nel poter creare un idea, un intuizione, e farla diventare tridimensionale, reale, touchable.

Ma questo non è l’unico modo. Anzi, forse è il più superfluo.
Altri studi dimostrano che grazie alle Stampanti 3D applicate a scienze ed a settori diversi si potranno creare vene, organi, parti dell’organismo umano, fino a replicare elementi esistenti in natura, per provare a risolvere uno tra i problemi più difficili di sempre: la fame nel mondo.

Dal salotto di casa al globale, e direttamente al vertice dei Trend futuri: la Stampante 3D sarà l’oggetto che più di tutti ci poterà in una nuova era, in cui occorrerà intuire nuovi modelli e schemi interpretativi per riuscire a implementare al meglio nuove soluzioni in un sistema vecchio.

Ma noi siamo ottimisti, e d’altronde, come non esserlo?

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Quest’anno facciamo sul serio.
Arrivato il momento di pensare i nuovi propositi per il 2013, noi ve li facciamo mettere nero su bianco!

Raccontateci cosa volete possa diventare più evidente nella vostra vita con il nuovo anno!
Ready to enjoy?

I più originali diventeranno i nuovi Propositi Ufficiali Siro Industry 2013,
e vedremo chi riuscirà a metterli in atto!

Il contest è aperto! E vale fino al 31/12/2012, Maya permettendo!

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Finalmente la tecnologia sta iniziando ad avvicinarsi anche alla grande distribuzione, ossia ai supermercati, superstore, ipermercati.

Oggi vi racconto della mia shop experience presso il Conad di viale Piacenza, a Parma, dove proprio in questi giorni è stata resa disponibile una modalità di spesa nuova e particolarmente interessante.

Come in molti altri supermarket, era già presente un sistema di Spesa&Vai che permetteva ai possessori della carta fedeltà di effettuare la spesa con un terminale con cui si poteva segnare i prodotti una volta presi dallo scaffale, metterli direttamente in busta, ed infine passare per la cassa privilegiata senza bisogno di disporli sul rullo trasportatore.

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Dolcevita, neve fuori, mancherebbe solo il buon vecchio camino ed un calice di vino per ricreare un atmosfera di quelle stereotipate per l’inverno. Nonostante ciò, oggi vorrei portare alla luce un fatto, un’idea, alla quale tengo molto, nonostante non sempre possa essere considerata da tutti positiva.

Tutto credo parta dalle lezioni di inglese alle superiori, quando la professoressa, fatti 20 gli alunni nella classe, dedicava ben oltre il 60% del proprio tempo per aiutare coloro che non si applicavano, non interagivano, ed erano palesemente disinteressati alla materia, a fronte del raggiungimento del caro 6 politico.
Doppie interrogazioni, recuperi, ed altro tempo utilizzato per portare avanti la carrozza finale, piuttosto che per dar carbone alla motrice.

Da lì poi si è diramato nelle altre materie, ovvio, anche se all’università è sembrato che l’idea di dobbiamo far passare tutti così tanti si iscrivono al nostro istituto e noi abbiamo più fondi dallo Stato, avesse lasciato il passo ad una chiara meritocrazia sul passa chi è preparato, per ripetere ci sono i ricevimenti.

Con questa filosofia dunque, una certa mediocrità che accompagna il sistema istruttivo sembrava essere passata, ed un trattamento equo pareva raggiunto.

Ora però, osservando l’evoluzione del web, degli smartphone, della cultura verso la lingua estera, l’inglese, ad altre situazioni del facciamo andare avanti tutti, appassionatamente, sto tornando a riflettere sulla questione.

La domanda è, dunque:

fino a che punto l’essere solidali con gli altri può essere tollerato al costo di perdere in progressione ed evoluzione?

Pare brutale come domanda, però pensata a fondo, non lo è poi così tanto.
Pensiamo a tre esempi:

  • coloro che negli anni passati sono riusciti ad avere titoli/diplomi tramite questi usi ed ora ricoprono cariche importanti e di responsabilità, tappando il posto a giovani brillanti e facendo scelte mediocri e opinabili
  • coloro che non hanno mai subito una bocciatura, e sono cresciuti con l’idea che tanto, in qualche modo, alla fine andrà sempre tutto bene
  • coloro che sono talmente sicuri che ci sia qualcuno disposto e pronto ad aiutarli tanto da non fare alcun tipo di ricerca personale ma domandare a terzi

Il problema a mio avviso, sta nel fatto che se un soggetto non è bravo nel fare una cosa, non bisogna a tutti i costi fargli credere che lo sia, bensì è indispensabile che egli capisca che magari non ha talento verso quel tema, materia, attitudine, e che quindi per arrivare a livelli sufficienti dovrà impegnarsi molto di più.
A maggior ragione questo gli darà la forza per ricercare il proprio talento in altri settori, dove potrà, diversamente, eccellere.

Così facendo dunque, dando carbone alle motrici, si potrà puntare ad eccellenze future in determinati campi, settori, temi, e ad avere ottimi risultati di cui tutti potranno giovare.

Così nella vita, come nel teatro quindi, un primo applauso per l’impegno a fine spettacolo va fatto, ed è un segno di rispetto, ma al tempo stesso, alla ricomparsa del cast, il livello di congratulazioni dovrà essere in proporzione all’effettivo livello del rappresentato, in modo da far capire qualora non sia piaciuto, se occorra migliorare, e dare spunti per farlo.

Sono convinto quindi, che per uscire da uno stato di mediocrità, che ammazza il paese, agevola gli ultimi e fa scappare i primi, occorra attuare qualche bocciatura in più, ed aumentare la consapevolezza dei propri mezzi e dei propri talenti: laddove c’è una porta, e vogliono passare tutti, alla fine non entrerà neppure chi ha le chiavi.

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