— Siro Industry

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September, 2011 Monthly archive

Software, programmi, da sempre sono considerati la parte soft, leggera del computer, del processore, a differenza di quella hard, quella palpabile e fisica.
Forse è per questo che difficilmente percepiamo un reale valore economico dietro l’acquisto di questi beni, o forse è perché negli ultimi tempi la pirateria e la filosofia freeware ci hanno contagiato talmente tanto che difficilmente riusciamo ad accostare le parole software e pagamento.

Di certo son di opinione assai contraria, tutti quei professionisti, lavoratori sul digitale che ogni anno tra licenze e permessi si vedono sfilare fior di quattrini da aziende e software house.

Comunque sia, per l’utente medio che da sempre si è trovato il buon pacchetto Office installato nel pc, o che ha avuto il cd con crack d’installazione sottobanco da qualche amico nerd, trova quasi irreale dover spendere dei soldi per avere un programma in più nel proprio computer.
Se poi si pensa all’ipotesi di pagare per programmi che vengono usati per hobby o per passatempo, di cui non si ha un’utilità professionale precisa, il discorso si fa ancora più marcato.

E così, se già ci eravamo opportunamente scaricati software detti open source (che permettono il download e l’utilizzo gratuito senza sborsare un euro) per sistemare foto, immagini, editare documenti e quant’altro, d’ora in avanti avremo l’opportunità di modificare ed editare video, funzione che fin’ora era stata lasciata a pacchetti a pagamento o complicati programmi nerd.
Ancora una volta il protagonista è Google, che alla lunga schiera di programmi e servizi gratuiti ha aggiunto in questi giorni un editor di video direttamente su YouTube, unendo anche la possibilità di creare un effetto 3D (lo spiegano bene su FanPage).

Non sarà di certo ai livelli di Final Cut, ma ritornando a quello che vi ho detto sopra, l’utente medio non vuole Final Cut, non sa usarlo, ma vuole qualcosa di semplice, intuitivo e gratis.
E Google, ce lo da, Gimp ce lo da, Open Office ce lo da.

L’idea free quindi, è diretta verso tutti quegli utenti medi che non vogliono spendere, e non vogliono privarsi di un tocco nerd nel proprio tempo libero, concedendosi quindi, qualche ora per modificare immagini, video e quant’altro.

Consci di questa riflessione però, il quesito successivo da porsi è il seguente:
questo mondo free, del gratis, si dimostrerà come un demo che invoglierà l’utente a precipitarsi verso realtà più performanti, a pagamento, oppure porterà il web ad una realtà sempre più verso lo zero, lasciando emarginati i software a pagamento ai soli professionisti del settore?
E se così fosse, come reagiranno i prezzi di tali software?
E fino a che punto reggerà il costo-opportunità della qualità data con un costo zero?

Noi, un’idea ce l’abbiamo, ed è molto vicina a quella di un’asta a ribasso.. Voi?
Saluti.

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Si è conclusa oggi la Milano Fashion Week, via dai TT l’hashtag #MFW che aveva praticamente surclassato ogni possibile fonte di discussione per mettersi al centro di ogni dibattito, e liberi i Milanesi dal traffico infernale che li aveva soffocati in questi giorni.

Non solo moda, abbigliamento, ma un giro d’affari che coinvolge tutti i rami del lifestyle senza lasciarne indietro nessuno!
I cambiamenti però sono sempre all’ordine del giorno, e mentre i tassi di interesse e gli outlook delle agenzie di rating stanno ridisegnando il planisfero economico mondiale, i centri gravitazionali della moda sembrano resistere.

Nonostante la produzione sia sbarcata da un pezzo oltre i Balcani, il ruolo del designer rimane ben saldo al terreno nel quale è nato, e si è sviluppato negli ultimi decenni.
Rimangono quindi Milano, Parigi, Londra e New York le capitali della moda, anche se altre importanti realtà spingono fortemente.

Se l’alta moda è quindi, legata a tradizioni e storia, la moda street, giovane, irriverente si sviluppa invece su vie parallele, dimostrando che le mode cambiano, e che le stesse correnti di pensiero e di stile portano con sé città diverse a seconda dei periodi nel quale si sviluppano. Non a caso la Bread and Butter, tra le più importanti fiere d’Europa di lifestyle si tiene a Berlino, considerata la nuova capitale dell’innovazione underground, e la prestigiosa Pitti Immagine ha sede a Firenze, luogo di nascita di famose maison, ma al tempo stesso sempre troppo piccola per concorrere con la big Milano.

Ora però, l’avvento del web e della situazione economica globale sta rivoluzionando un po’ i capisaldi e le tradizioni: sempre più blogger vengono invitati alle sfilate, alle quali assistono dai posti più esclusivi; sempre più i brand di riferimento scendono e parlano con l’utente medio tramite i più noti social network, diventando “uno di noi” e accorciando la distanza tra etichetta e persona.
Allo stesso tempo pure i consumatori cambiano, ed ecco che sempre più occhi a mandorla scelgono il lusso ed il lifestyle occidentale, stuzzicando la fantasia ed il business di numerose aziende.

A questo punto dovremmo cominciare a porci qualche interrogativo e a chiederci per quanto tempo le cose rimarranno invariate, e potremmo goderci una settimana della moda in Italy.
Dovremo dunque, concedere l’etichetta di capitale della moda anche ad altre realtà (due tra tutte Shanghai e Dubai) restando al passo con i tempi, adattandoci così ai mercati e alla domanda, oppure le tradizioni riusciranno a preservarsi ed a preservarci al tempo stesso?

La risposta ce la darà il tempo, anche se credo che se non cominciamo a ricreare quel valore aggiunto che da sempre ci contraddistingue e a renderlo percepibile a chi deve mettere mano al portafogli, il futuro sarà assai grigio.

Saluti

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Da un paio di mesi c’è chi ha cominciato a profetizzare che Google+ sorprenderà tutti, c’è chi è migrato esclusivamente su Twitter, c’è chi invece ha deciso di abbandonare i social network.

Ed infine ci sono quei 800 milioni di utenti che rimangono lì, su Facebook.
E poteva il leader dei social network restare immobile in un ambiente così dinamico quale è internet?
Certamente no, e tra le novità annunciate dall’evento F8 (non ve le sto a dire tutte, e se volete le trovate facilmente sul web, non si parla d’altro), quella che ho potuto provare in prima persona è la Time Line.
Potete dire addio agli album pieni di foto, alla polvere su quei mattoni e gli album imbucati per tutta la casa: Facebook ha per voi la soluzione per il racconto della vostra vita.
Proprio così: si chiama Time Line e permette all’utente di andare abilmente nel passato (contrariamente a come succedeva prima) e recuperare info, avvenimenti, foto e quant’altro sia condiviso sul social network.
Un passo avanti quindi per la compagine guidata da Zuckerberg che dopo essersi sviluppata in lungo ed in largo su tutto il globo punta a dominare anche la verticale temporale, andando ad esplorare quella quarta dimensione che è sempre stato un sogno rinchiuso in qualche film. Viaggiare nel tempo ora è più semplice, e li fa con il mouse in mano a ritmo di click.
Il layout del profilo poi, sarà nuovo, spettacolare, come se ogni persona avesse un proprio sito web dove mostrare se stesso, più di quanto lo abbia fatto sin’ora. Un progetto ambizioso e che mira al lungo periodo, e che ispira gli amici di Wired.it a dire Non ne usciremo mai!
In anteprima ecco come saranno le vostre pagine profilo dopo l’aggiornamento (l’esempio è fatto sulla mia personale e le scritte in rosso sono state effettuate per evidenziare le novità)
Che ve ne pare? Non so voi, ma io adoro essere coccolato dalla tecnologia..
Saluti
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Parte oggi il casting di Martini per trovare il fortunato baciatore che diventerà protagonista del nuovo spot per la nota ditta di alcolici.

Dopo un periodo di rumors ben congegnati e costruiti con i diversi social network e social media, parte il casting più fashion dell’anno sulla Terrazza Martini nella Milano fashion di questi giorni!
I candidati (maschi) con più di 25 potranno quindi ad ambire al ruolo suddetto, ricevendo come compenso 150.000 € per il duro lavoro di baciare 10 bellissime ragazze.
Si sa, in questi periodi di crisi si farebbe di tutto per guadagnare qualche extra, ma direi che stavolta Martini ci ha sbalordito con questo contest!
Ma ciò che più di tutto ci ha fatto riflettere, è lo stile di vita che vuole proporre, il brand character che vuole rilanciare, riassunto nella celebre frase Luck is an Attitude.
Un carattere forte, deciso, spiegato ottimamente in queste righe qui sotto!
Saluti
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Siamo nell’era dei social network, del web, di YouTube che sostituisce la tele, e per rendercene conto a pieno, studiamo oggi un caso particolare, quello di due ragazzi (maschio e femmina) di Boston.

Siamo tutti consapevoli di come il promettente Justin Bieber sia riuscito a sfondare nel mondo della musica grazie ai propri video su YouTube, e per questo Google se lo coccola spesso e volentieri, portandoselo a medaglia qua e là per il web.

Ma se uno può essere un’eccezione, ecco allora un nuovo case study che testimonia la formidabile forza del web. Il duo suddetto si chiama Karmin, e come noterete sul sito web, è composto da Nick ed Amy: due talenti musicali che nonostante stili ampiamente differenti, sono riusciti a coagulare insieme le proprie caratteristiche e spopolare sul web.

La loro strategia è stata delle più semplici e comuni: come ogni band emergente, si sono affidati alla nota pratica della cover, reinterpretando canzoni altrui.
La loro intuizione però, è stata quella di usare canzoni famose a livello internazionale e di mettere le performance su YouTube, in modo che quando gli utenti avessero cercato la hit del momento tra i risultati ottenuti sarebbero apparsi pure loro. E così è stato!

Talento, ottimo piazzamento e facile rintracciabilità sul web, hanno reso il duo americano popolarissimo su YouTube.
Tutto qui?
Ebbene no: i giovani Karmin però, non si sono arresi, e sono andati avanti con la strategia iniziata, ben fondata sul web: hanno infatti attivato una sorta di abbonamento freemium.
Che vuol dire?
Semplice, che per farvi diventare Karmin-dipendenti, il sito web offre con la semplice iscrizione alla mailing list una serie di vantaggi tra cui: download gratuiti di singoli, il privilegio di essere i primi ad ascoltare le nuove performance, e l’aggiornamento settimanale sulle news della band.

Da lì poi, se vi piacciono, e vi appassionerete, sapete quale sarà il passo successivo?
Si passerà allo Store, e tra album, t-shirt e gadget, diventerete degli ottimi fan, a pagamento!


A noi è piaciuta particolarmente questa performance:

Saluti

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Rientrati dal week-end che ci ha visti protagonisti di una gita fuori porta nel centro di Verona, torniamo a scrivere ispirati da quel che abbiam visto!

Si dice spesso che la pubblicità sia quel qualcosa in più che rovina la visione di un film, che annoia lo spettatore, il motivo del cambio canale, lo spam indesiderato, ecc ecc.

Ebbene, noi vi presentiamo la pubblicità che fa bene!
Non si parla di quella progresso, ma di quella a fini commerciali, tradizionale e con il nome del brand in bella vista. Quella che pur di piazzare la propria affissione in posti strategici ad alta penetrazione, è disposta a ristrutturare interi monumenti storici, palazzi e parti dei diversi centri culturali italiani.

Di certo non è una novità, lo ha fatto Della Valle per il Colosseo, Bulgari a Venezia per il Ponte dei Sospiri, e ce ne sarebbero altrettanti esempi da citare.
Noi però siamo rimasti ispirati da Bikkembergs che ha preso in ristrutturazione il palazzo in Piazza Bra a Verona, e abbiamo voluto condividere con voi la bellezza di queste iniziative che fan bene a tutti: aziende, centri storici e turisti.
Un modo per innovare l’affissione classica che negli ultimi anni ha perso un po’ prestigio ed uso, surclassata dagli effetti visivi del digitale che hanno riempito interi centri di metropoli. Andiamo a riscoprire e rivalutare questa forma di advertising, perché molto spesso una cosa già vista può essere riscoperta in tanti, nuovi, modi.
Campagne pubblicitarie con effetti nel sociale: il marketing 3.0 è iniziato, e noi ci siamo dentro!
Saluti

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