— Siro Industry

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March, 2012 Monthly archive

Ascoltando e leggendo qua e là discussioni incentrate sui social network, è sempre più lampante il modo in cui le aziende li usino come strumenti per fare un po’ di sano screening preliminare su quelli che sono i possibili candidati per un colloquio o per un posto di lavoro.

LinkedIn per primo, ma anche Twitter e Facebook sono sempre più presi di mira da chi vuole riuscire a farsi un’idea sulla persona che si troverà di fronte l’indomani, per riuscire a customizzare interviste mirate per capire nel migliore dei modi se è il candidato ottimale o uno dei tanti falsi positivi.

Già qui, si potrebbero aprire due ampi scenari:
chi pensa che così facendo si potrebbero creare dei pregiudizi e delle discriminazioni per qualche condivisione o qualche parola di troppo in qualche twitt, ancor prima di conoscere effettivamente la persona; e chi invece, assumendo una posizione più 2.0, approva in pieno tale approccio, parlando di personal branding ed identità virtuale integrata a 360°.
Ma non è tutto!

Quel che mi ha fatto più riflettere, è che se per caso si iniziasse ad utilizzare i social network con una forte spinta selettiva (in termini di reclutamento aziendale), coloro che rivestono i panni del candidato, potrebbero mescolare le proprie carte tramite quella che in letteratura è chiamata selezione avversa (opportunismo ex-ante), e mostrare al pubblico, o comunque a coloro che non sono visualizzati come amici stretti, un’immagine di sé totalmente distorta rispetto a ciò che effettivamente si è.
Riuscire a nascondere certi tipi di fotografie, immagini, condivisioni, a discapito di altre, ben più rappresentanti di un idealtipo stereotipato che possa piacere agli addetti delle risorse umane, non è un’impresa così aruda per chi, davanti allo schermo, bazzica tra i social network per più di qualche ora al giorno.

Tutto ciò per dire cosa: attenzione a questi strumenti: non sottovalutiamoli gestendoli in malomodo e con fare grossolano, e stiamo anche attenti a non sopravvalutarli assegnando loro molte più responsabilità e scelte di quante effettivamente siano in grado di sostenere.

Da grandi poteri derivano grandi responsabilità, iniziamo quindi ad usare correttamente questi strumenti formidabili, aggiungendo alle nostre abitudini, man mano che passa il tempo, un po’ di sana malizia.

Saluti

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Quante volte vi siete soffermati a spulciare quei meravigliosi siti web in cui scoprivate decine di centinaia di oggetti, gadget, accessori mai visti prima?
Le novità al costo di qualche euro, spesso direttamente dalla Cina, ci coinvolgono per la semplicità di utilizzo legata alla soddisfazione di un certo e mirato bisogno.

Oggi torniamo in Italia però, dove nonostante una superficie fatta di finanza e politica dai toni grigi, dietro le quinte c’è chi si da da fare, chi inventa, chi crea qualcosa di nuovo!

Tra le varie novità sul mercato quindi, oggi volevo segnalare, soprattutto al pubblico femminile una di quelle piccole invenzioni che quando le si ha tra le mani si pensa “come ho fatto a vivere finora senza averne una?”.

Si chiama bag-lite (trovate anche la pagina facebook) ed è un accessorio che illumina l’interno delle borse.

Immaginate quante volte vi sarà capitato di cercare dentro la borsa di una donna, magari le chiavi della macchina o chissà quale altro oggetto che dentro a quel cunicolo nero, è sembrata essere l’impresa più assurda.
Beh, con “bag-lite” l’impresa può essere risolvibile senza più alcuna perdita di tempo. Basta infatti metterne uno nella propria borsa per risolvere il problema. Un semplice interruttore a tempo, una volta premuto, permetterà di illuminare l’interno della borsa per vedere tutto il contenuto in modo semplice e geniale.

Ve l’avevo detto no? Una di quelle soluzioni che potrebbero giovare al quotidiano, alla vita di tutti i giorni, in modo semplice, ma efficace.

Ringrazio Lavinia per la segnalazione di questo interessante gadget che può dare molte soddisfazioni anche come regalo!

E voi, che ne pensate di questo prodotto? potrebbe essere la soluzione ai problemi di tutte le donne oppure pensate di non averne bisogno? Diteci la vostra!

Un saluto e buon weekend!

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30 minuti
possono essere spesi per leggere una rivista, bere un aperitivo, aggiornarsi sulle ultime tendenze tecnologiche, scrivere ad un amico, o possono essere utilizzati per consapevolizzarsi.

Come molto spesso (mi) ripeto, stiamo attraversando una fase storica/globale unica nel suo genere: per la prima volta nella storia dell’uomo infatti, abbiamo gli strumenti che ci consentono di connettere tra loro ogni persona presente su questo pianeta senza dover usare mezzi di trasporto di nessun tipo.

In un ambiente con queste caratteristiche quindi, è necessario riuscire a sviluppare ed adottare una capacità  di pensiero di tipo globale appunto. Ciò significa che abbiamo il diritto, nonché dovere (da grandi poteri derivano grandi responsabilità) di essere consapevoli di ciò che succede oltre i nostri quartieri, oltre le scene di Hollywood e le passerelle dell’alta moda.

Propagare, diffondere e condividere un’idea, una situazione, un messaggio diventa quindi facile, veloce e gratuito in termini di costi ma anche di tempi. Quel che ci viene chiesto di fare, non è nulla di nuovo: veristi come Verga, giornalisti d’inchiesta, reporter, lo fanno quotidianamente, ed ora, possiamo farlo anche noi.

Questo è il messaggio che sta dietro l’iniziativa globale chiamata KONY 2012 che si pone l’obiettivo di consapevolizzare il mondo su quanto accade in Uganda, e su chi sia Kony: dittatore spietato e considerato il più pericoloso criminale al mondo, e nonostante ciò, sconosciuto alla stragrande maggioranza di persone al mondo.

Conoscere per contrastare, è questa la chiave di lettura con cui si deve guardare questo video, curato nei minimi dettagli, usato per comunicare una situazione grave quanto poco conosciuta.
30 minuti per apprendere una situazione di cui si ignorava totalmente l’esistenza e di cui invece, dovremmo esserne tutti consci (questo è il video originale ma c’è anche la versione ITA).

Di pari passo agli appoggi, ci sono anche molte critiche legate al conflitto d’interessi che ci possa essere dietro ciò, o ai modi utilizzati per combattere questa situazione.
Su tale argomento credo che ognuno possa maturare una propria opinione leggendo, guardando od ascoltando chi ne parla, chi ne dibatte online o anche al bar;

nonostante ciò, credo che il vero plauso di questa iniziativa, sia quella di ricordare e consapevolizzare che nel 2012 la sperm lottery incide ancora troppo pesantemente sulla vita delle persone, soprattutto di tutte quelle che sono senza tutele, sugli invisible child, togliendo ciò che dovrebbe essere presente in ognuno di noi, in ogni momento: la speranza nel futuro.

Spero di non avervi annoiato, ma di essere riuscito a darvi quella motivazione giusta per spingervi a parlare di argomenti meno belli dalla copertina, ma non per questo meno interessanti o importanti.

Saluti

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C’è poco da fare: quando in un periodo di crisi qualcuno sale su un palco per parlare su come potersi inventare un lavoro, di come lui stesso ci è riuscito, di come innovazione, web e passione possano fare la differenza al giorno d’oggi, il sold out è garantito!

È un po’ questo il succo della seconda puntata di Rovigo 2.0 (la prima era questa), che aveva come titolo/argomento/topic/hashtag un enorme #JobOpportunities.

L’ambizione del caffè letterario rodigino 2.0 era questa: cercare di portare davanti ai propri followers testimonianze e racconti di persone che hanno saputo reinterpretare la situazione corrente, lasciandosi lo sconforto di un periodo di depressione alle spalle, a favore di una ricerca di innovazione e risposta ai nuovi bisogni del mercato.

In una sintesi serrata, figlia dei 140 caratteri di Twitter, vi racconto i punti forti della serata:
gli interventi sono riportabili a quattro realtà ben precise:

Marketing Arena (tramite Mattia Farinella e Giorgio Soffiato): esperti nel web marketing e nella comunicazione digitale hanno spiegato l’importanza della coerenza tra i diversi social media al fine di poter coltivare e gestire una propria reputazione digitale affinché possa essere il più possibile vicino a quella reale della persona; ci hanno poi ricordato che in un ambiente dinamico e complesso come l’attuale è fondamentale riuscire a lavorare in team e condividere con gli altri le proprie idee al fine di migliorarle e di farne nascere di migliori.

Rivamar (tramite Luca Scarpa): azienda leader nella surgelazione dell’ittico ci ha insegnato come è possibile prendere una professione con una storia ed una tradizione alle spalle (la loro appunto) e riuscire a portare innovazione, rendendola più fresca, più comunicativa, conosciuta ed appetibile al pubblico attraverso la distinzione del proprio marchio facendo levo su canali digitali a basso costo, ma ad alto contenuto informativo e attrattivo (un po’ come fanno gli specchietti con le allodole).

Corso12 (tramite Massimo Scarpis): app per iPhone (e relativo ideatore) che tramite l’aiuto dell’incubator H-Farm è riuscita a diventare una buona realtà nel panorama internazionale. Passione per il proprio lavoro, idee, capacità di innovazione e scelta delle tempistiche per determinare ogni successo!

Job Slot (tramite Davide Andreoni): piattaforma che permette di unire due mercati: quello del cerco e quello dell’offro servizi di diversa natura e di diverso grado di professionalità, creando quindi una bacheca virtuale che possa unire le diverse richieste ed i diversi bisogni dei propri utenti.
Da questo intervento diverse riflessioni più pratiche attorno al modello di business, fondamentale per riuscire a generare valore e a dare un senso ai propri sforzi in termini individuali e di team.

Ancora una volta quindi, abbiamo potuto osservare attraverso racconti di casi veri e concreti come sia importante reinventarsi ogni giorno, saper coltivare le proprie passioni, saper ascoltare e comunicare con chi ci sta attorno al fine di poter giovare della condivisione delle intuizioni, delle competenze e perché no, delle fortune, al fine di poter creare un mondo migliore e perché no, un portafogli più spesso!

Il tempo di piangersi addosso, è davvero finito?

Saluti

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Ma se io vi chiedessi: conoscete Victoria’s Secret, voi che mi rispondereste?

Read the English Version


Per chi non conoscesse questo nome, si tratta di una marca di lingerie, di intimo femminile, statunitense e fondata nel 1977 da Roy Raymond e facente parte del gruppo Limited Brands.

Saranno la capillarizzazione dei punti vendita nel territorio americano (oltre 1000), sarà l’efficiente vendita online di tutti i prodotti, sarà anche la struttura finanziaria forte alle spalle, ma se nei tre anni di crisi più forte (dal 2009 ad oggi) le azioni del tuo gruppo di appartenenza hanno un incremento del 584% si, avete letto bene, del 584%, un merito va anche dato alla strepitosa campagna marketing che Victoria’s Secret ha saputo coltivare negli ultimi anni, andando a rafforzare e amplificare una brand awarness (conoscenza del marchio) a livello globale e mondiale.

Per prima cosa il prodotto, al centro di tutto ci deve essere lui: attento alle tendenze, ed interpretato come uno strumento di seduzione, ma anche di gioco, ironico, gioioso.
Giù il tabù dell’intimo come qualcosa di complicato, di sofisticato, di cosa da donne.

Il target si amplia, ed anche le ragazze possono indossare lo stesso intimo di topmodel come Adriana Lima, Gisele Bundchen e Miranda Kerr (per citarne alcune), le quali sono uno dei punti di forza della campagna di comunicazione dell’azienda.

Ma le super model sulle passerelle e nei cataloghi non garantiscono un successo come quello avuto dal brand americano.

La genialità della strategia, sta nel girare video cataloghi per presentare i nuovi prodotti, le nuove linee, e attorno a questi (che escono con cadenze precise) ruotano decine di videoclip, quasi amatoriali, di natura confidenziale, in cui le super/iper/mega/perfette/strapagate modelle si mostrano per quello che sono: giovani fanciulle con insicurezze, voglia di ridere, divertirsi, prendersi in giro; il tutto strizzando un occhio ai maschietti, ai quali concedono curve e bei davanzali, ed alle ragazze, a cui mostrano loro simpatia e consigli per far colpo.

Video virali quindi, caricati sul proprio canale Youtube, che a suon di condivisione ottengono milioni di visualizzazioni da tutto il mondo, esportando il nome Victoria’s Secret nei pensieri di donne e uomini dell’intero globo.

Non è ancora tutto però (abbiamo quasi finito, tieni duro), infatti per far parlare di sé, Victoria’s Secret prepara e sponsorizza i Fashion Show: serate in cui espone a mo’ di sfilata le nuove collezioni, chiamando ad esibirsi sul palco artisti musicali di fama internazionale quali Justin Timberlake, Usher, Kanye West, Jay-Z, Adam Levine che tra una canzone e l’altra vengono pizzicati o rincorrono le super topmodel creando simpatici siparietti e animando quella che in fin dei conti è una sfilata vera e propria.

Saper quindi reinterpretare i tradizionali valori e i comportamenti attorno ad un prodotto, alla sua campagna di marketing, può essere uno strumento fondamentale per esportare un nome, un marchio, uno stile di vita in tutto il mondo, puntando su originalità e innovazione!

Saremmo in grado anche noi, del made in Italy, di fare lo stesso con i nostri prodotti?
Riusciremo a farci conoscere, apprezzare, comprare in tutto il mondo e nei nuovi mercati?

Saluti

English Version

traduzione a cura di Sara Martinelli

Victoria’s secret: that’s why we like it!
For those who don’t know this name, we are talking about an American retailer of women’s wear, lingerie and beauty products. It has been founded in 1977 by Roy Raimonds.

Although the worst period of crisis started in 2009, the shares of the company had an increase of 584% thanks also to the great marketing campaign that Victoria’s secret has done in the last years.

At the core there is the product. It follows the new season’s trends and it is interpreted as a seduction play. Top model such as Adriana Lima, Gisele Bundchen and Miranda Kerr represents the selling point of the communication campaign of the company but super model are not always a guarantee of success. In fact the great idea of this marketing strategy is to realize a series of video clip in which these fantastic girls are shown as normal girls with their jokes, insecurities in a very confidential way.

These videos obtain millions of visualization in the entire world. Victoria’s secret also organizes the fashion shows. It uses the show to promote and market its goods in high-profile settings. The top models walk on the catwalk showing the new collection while a singer of world renown, such as Justin Timberlake for example, is singing at the same time on the runway.

Can the “made in Italy” do the same with its products?

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Se pensavate che solo chi dovesse vendere prodotti ben differenziati e attraenti ai mass media (abbigliamento, dispositivi elettronici..) potesse creare una campagna pubblicitaria virale e divertente, vi sbagliavate di grosso!

Se pensavate che un mercato su un bene comodity (uno vale l’altro) con delle regole ben precise e dei leader ben piazzati da tempo, ci si potesse differenziarsi solo per via della marca, sbagliavate ancora.

Ed allora, se sei un signor nessuno e vendi un prodotto che ormai ha visto fidelizzare il proprio nome a giganti che gongolano nel settore da decenni, cosa ti inventi per farti conoscere?

La soluzione è semplice: diventi virale!

Prendi un bel soggetto, un tale che abbia la faccia del ragazzo della porta accanto (non quelli in stile A&F per intenderci), lo metti in un contesto easy, senza troppi effetti da Photoshop, e gli fai prendere in giro tutti i tuoi competitors e le loro scelte di comunicazione!
Fatto questo, l’effetto virale, è assicurato, e forse riuscirai a farti conoscere!

L’esempio che vi porto l’ho rubato da un twitt di Ashton Kutcher (si lo seguo), e tratta di
Dollar Shave Club: un servizio che mira a rivoluzionare il mercato delle lamette e rasoi maschili.

Tale mercato, già rivoluzionato dal sig. Gilette ad inizio secolo con la formula “ti regalo la parte fissa, e lucro su quella deperibile”, è ormai in mano di un paio di brand che, come ci racconta il protagonista del video di presentazione, si fanno pagare fior di quattrini per ogni prodotto.

Parodia delle diverse pubblicità e la possibilità di ricevere a casa le proprie lamette una volta al mese per 1$ sono gli ingredienti principali per attirare le persone sul proprio sito, farsi conoscere, ed inevitabilmente, far parlare di sé! (non vi ricorda un po’ la tecnica usata dal celeberrimo Old Spice Guy?)

La ciliegina finale poi, è come il tutto è impostato: un Club in cui vi entrano coloro che, saggiamente, capiscono la genialità dell’affare proposto dall’azienda stessa!
Spirito di affiliazione e un bel sito web saranno la granella per addolcire una formula innovativa su un prodotto antico quanto l’uomo!

Quali altri settori/prodotti potrebbero avere una rivalutazione di questo genere?
Riusciranno le nuove idee a rimpiazzare le vecchie/statiche multinazionali?
PS bello il video no?


Saluti

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